Con
tutto il rispetto dovuto alla figura del Presidente della Repubblica,
per imprescindibile senso civico nonché ai sensi dell’art. 278 del
codice penale, nonché per la riverenza dovuta alla sua carica
istituzionale e costituzionale che – dice la stessa Carta –
dovrebbe avere come caratteristica primaria quella di “rappresentare
l’unità nazionale”, quindi tutte le componenti sociali, anche i
proscritti, gli esclusi, i diseredati, è tuttavia d’obbligo
contestare all’ottuagenario Capo dello Stato una qualche lentezza
nelle sue constatazioni, una vagamente scarsa avvedutezza nella
rilevazione dei fenomeni sociali, politici ed economici che
riguardano non già l’ovattato mondo dei mercati finanziari, bensì
la vita e spesso, purtroppo, la mera sopravvivenza di milioni di
connazionali.
Nel corso della recente visita nella Venezia Giulia, il presidente ha affermato, lapidario: “se i giovani non trovano lavoro, l’Italia è finita”. E se ne accorge ora, signor Presidente? Lei è nella politica e nelle istituzioni da oltre sessant'anni e se ne accorge ora? Non potrà dire anche lei: “eh, ma è la crisi”; non è stato un fenomeno istantaneo, che uno si sveglia la mattina e “c’è la crisi”. Non c’è stata una guerra lampo, non hanno bombardato le fabbriche, non hanno chiuso le università e le scuole, non hanno spruzzato il diserbante sui campi e avvelenato i pozzi da un giorno all’altro. L’Italia, signor Presidente, è finita da un bel po’. Non è facendo assumere un migliaio di giovani al call-center o all’Ikea che si risolve tutto.
Nel corso della recente visita nella Venezia Giulia, il presidente ha affermato, lapidario: “se i giovani non trovano lavoro, l’Italia è finita”. E se ne accorge ora, signor Presidente? Lei è nella politica e nelle istituzioni da oltre sessant'anni e se ne accorge ora? Non potrà dire anche lei: “eh, ma è la crisi”; non è stato un fenomeno istantaneo, che uno si sveglia la mattina e “c’è la crisi”. Non c’è stata una guerra lampo, non hanno bombardato le fabbriche, non hanno chiuso le università e le scuole, non hanno spruzzato il diserbante sui campi e avvelenato i pozzi da un giorno all’altro. L’Italia, signor Presidente, è finita da un bel po’. Non è facendo assumere un migliaio di giovani al call-center o all’Ikea che si risolve tutto.
A
voler essere pignoli, Eccellenza, l’Italia è già “finita”
centinaia di volte da quando Lei abita le stanze del potere. E’
finita, negli ultimi anni, ogni volta che un suo compatriota si è
messa la corda al collo perché non aveva più di che sfamare la
famiglia. E’ finita ogni volta che un governo ha preso denaro in
prestito da una banca centrale chiedendolo indietro, con un sistema
fiscale predatorio, ai propri cittadini. E’ finita nel 2003, quando
è stato dato un colpo mortale ai diritti dei lavoratori gettandoli
in pasto a ogni sorta di sfruttatori. E’ finita ogni volta che si è
deciso di mantenere un immigrato clandestino piuttosto che aiutare un
connazionale, perché così volevano la Caritas, Confindustria e i
salotti della “sinistra”.
E’
finita, l’Italia, nel 2002, quando abbiamo adottato la “moneta
unica”; ed è finita nel 1992, quando abbiamo delegato alla Banca
centrale il potere di decidere il tasso d’interesse con cui ci deve
essere prestato il denaro; ed è finita nel 1981, quando l’ultimo
residuale potere del ministero del Tesoro sulla Banca è stato
cassato per legge. E’ finita ogni volta che la penna di un
politicante ha servilmente firmato il trattato di Schengen, quello di
Maastricht, il Patto di stabilità, il Fiscal compact.
E’
finita, signor Presidente, ogni volta che un nostro soldato è stato
mandato a morire per guerre d’aggressione al seguito degli
americani; ogni volta che è stato leso l’onore dei nostri fanti,
dei nostri marinai, dei nostri paracadutisti, dei nostri avieri
costretti a uccidere innocenti iracheni, afghani, serbi.
L’Italia non rischia di finire nel 2014, perché Ella si è accorto che il 40% dei giovani non ha lavoro. E’ finita negli anni Novanta, quando avete detto “privatizziamo tutto” e tutti saremo più ricchi. Quando avete dismesso l’industria dello Stato, quando avete ucciso l’agricoltura, quando avete delegato a una cricca di eurocrati il potere di decidere anche come schiacciare l’uva e come tagliare il grano.
L’Italia non rischia di finire nel 2014, perché Ella si è accorto che il 40% dei giovani non ha lavoro. E’ finita negli anni Novanta, quando avete detto “privatizziamo tutto” e tutti saremo più ricchi. Quando avete dismesso l’industria dello Stato, quando avete ucciso l’agricoltura, quando avete delegato a una cricca di eurocrati il potere di decidere anche come schiacciare l’uva e come tagliare il grano.
L’Italia
è finita nel bagagliaio della R4 in cui è morto Aldo Moro, sulle
spiagge della Tunisia in cui è morto Craxi, colpevoli di aver
timidamente proposto modelli di sviluppo “non allineati” a questa
povera Repubblica. E’ finita sull’aereo di Enrico Mattei. E’
finita a piazza Fontana, a Ustica, sul treno Italicus, alla stazione
di Bologna, quando i poteri d’oltreoceano decisero di mantenere un
“ordine politico” cercando di minare l’ordine pubblico.
E’ finita, questa povera Italia, negli anni sessanta e negli anni settanta, quando le forze sane del Paese furono fatte scannare nelle piazze in nome di un “antifascismo” e di un “anticomunismo” da operetta, in una guerra di artefatti e velenosi “opposti estremismi”. E’ finita quando ci siamo inchinati alla Nato, all’Unione Europea, è finita ogni volta che una bandiera a stelle e strisce è stata piantata su una delle oltre cento basi militari che occupano il Paese da settant’anni a questa parte.
E’ finita, questa povera Italia, negli anni sessanta e negli anni settanta, quando le forze sane del Paese furono fatte scannare nelle piazze in nome di un “antifascismo” e di un “anticomunismo” da operetta, in una guerra di artefatti e velenosi “opposti estremismi”. E’ finita quando ci siamo inchinati alla Nato, all’Unione Europea, è finita ogni volta che una bandiera a stelle e strisce è stata piantata su una delle oltre cento basi militari che occupano il Paese da settant’anni a questa parte.
E’
finita ogni volta che viene stroncata una voce libera, ogni volta che
un concittadino finisce in carcere per reati d’opinione, ogni volta
che viene applicata la censura sul libero pensiero.
Qualcuno,
Eccellenza, non cade più nell'imbroglio. L’Italia non rischia
affatto di finire: questa Italia, la vostra Italia, è già finita.
E’ finita nel 1945, quando una buona parte della Sua generazione,
in intelligenza col nemico, perse la guerra e la consegnò, da
Lampedusa al Brennero e unitamente al destino di milioni di
cittadini, in mano al potere apolide della finanza, alla dittatura
atlantica del capitalismo selvaggio, alla tirannia del pensiero
unico, al magma indistinto dell’omologazione, al mesto destino
della perdita di ogni identità.
Alla nostra generazione invece, e a quelle che verranno, il compito di mutarne le sorti, di raddrizzarne la schiena, di svegliarne la coscienza.
Alla nostra generazione invece, e a quelle che verranno, il compito di mutarne le sorti, di raddrizzarne la schiena, di svegliarne la coscienza.
di:
Fabrizio Fiorini
Fonte:
www.rinascita.eu
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