giovedì 21 novembre 2013

IL DIABETE SARÀ LA QUARTA CAUSA DI MORTE IN EUROPA ENTRO IL 2030

Nell’arco di 10 anni la percentuale di malati in Italia è passata dal 3,7% al 5,5%

Presentata al Senato l’edizione 2013 dell’Italian Barometer Diabetes Report, documento redatto annualmente da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation che si pone l’ambizioso obiettivo di fornire il più aggiornato ‘stato dell’arte’ del diabete in Italia. “Il Rapporto 2013 raccoglie i contributi di oltre 50 tra i maggiori esperti nazionali di diverse discipline e rappresenta una selezionata antologia di ricerche e riflessioni di colleghi che rappresentano le massime autorità scientifiche nel campo”, spiega Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia, Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, che ha curato il Report 2013.

Il diabete può essere considerato il modello paradigmatico delle malattie croniche non trasmissibili e di esse è probabilmente la più diffusa ed una delle più pericolose, essendo gravata da una serie di complicanze gravissime e costosissime”, prosegue Consoli. Tra i dati evidenziati nell’Italian Barometer Diabetes Report 2013 emerge come, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la malattia, entro il 2030, rappresenterà in Europa la quarta causa di morte, raggiungendo quindi il triste primato di contribuire alla mortalità della popolazione più di quanto non facciano collettivamente AIDS, malaria e tubercolosi, considerate ‘la peste dei nostri tempi’.

Nel documento si sottolinea, inoltre, come il diabete sia decisamente una patologia ‘sociale’, dal momento che, per la sua elevatissima diffusione, coinvolge di fatto gran parte della popolazione. Nell’arco di 10 anni la percentuale di malati in Italia è passata dal 3,7% al 5,5% (dati ISTAT 2012). Ogni minuto, nel nostro Paese viene effettuata una nuova diagnosi di diabete; ogni 3 minuti e mezzo un diabetico ha un attacco cardiaco, ogni dieci minuti un diabetico muore.

Una malattia con tale prevalenza non può non impattare fortemente anche sulla spesa: in media ogni malato spende 2.600 euro l’anno per la sua salute, più del doppio rispetto ai concittadini senza diabete, incidendo per lo 0,29% sul Pil. “E’ estremamente importante sottolineare che di questi 2.600 euro solo il 7% deriva dalla spesa per i farmaci, mentre il 25% è legato ai costi delle complicanze cardiovascolari, renali, oculari e neuropatiche e si calcola che il costo per i pazienti che presentano complicanze sia addirittura quadruplo rispetto ai pazienti non complicati – dice ancora Consoli -  e una fetta ancora più cospicua è relativa alle ospedalizzazioni per diabete, poiché circa il 20% delle persone in ricovero ospedaliero sono affette da questa patologia”.

Alla sfida posta da questa malattia occorre dare una risposta forte, che veda impegnati non solo i medici e gli operatori sanitari, ma coinvolga in prima linea le Istituzioni, la società e i cittadini, oltre ovviamente alle persone con diabete e alle loro famiglie, per definire le azioni da intraprendere ed individuare un preciso modello organizzativo nel quale queste azioni vengano collocate”, aggiunge Renato Lauro, Presidente di IBDO Foundation. “Con i propri progetti di ricerca e di osservazione sistematica, nei quali la pubblicazione del Rapporto annuale ovviamente si inserisce, IBDO Foundation si propone di contribuire a questo sforzo”,dice Lauro.

Se può essere di conforto osservare che la rete diabetologica italiana è sicuramente tra le più evolute a livello mondiale, e in tal senso i risultati clinici, sociali ed economici, desumibili dalla letteratura internazionale, dimostrano un’eccellenza dell’Italia nella cura delle persone con diabete, “la sfida posta dalla malattia, per le dimensioni che il fenomeno ha assunto e, in mancanza di un deciso intervento, assumerà nel futuro, richiede uno sforzo ulteriore”, riprende Consoli.

La lista delle cose da fare e delle azioni da intraprendere è lunga. il Report 2013 ne suggerisce alcune: promuovere comportamenti sani e creare un ambiente che consenta l’adozione di un sano stile di vita. Migliorare la salute dei neonati, dei bambini, delle madri e delle donne in gravidanza. Attuare iniziative di prevenzione in popolazioni vulnerabili e ad alto rischio. Implementare interventi di diagnosi e trattamento precoce. Utilizzare questionari e carte del rischio sul diabete elaborati a livello nazionale. Migliorare la gestione ed il controllo del diabete.


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