giovedì 3 luglio 2014

Salvo D’Acquisto, il cuore grande di un Carabiniere

Affrontava così da solo, impavido, la morte imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici


Quando una scarica di fucileria lo investe ha solo 23 anni: è l’eroe che la Patria ancora piange

"Esempio luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita … non esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così da solo, impavido, la morte imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma".

Con queste parole al brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto viene conferita la Medaglia d’Oro al Valore Militare.

È il 23 settembre 1943, D’Acquisto deve ancora compiere 23 anni quando una scarica di piombo lo investe e ne spezza la gioventù.
Salvo D’Acquisto era nato il 15 ottobre 1920 a Napoli. Aveva due sorelle e due fratelli, una vita normale, spesa tra lo studio e la famiglia. Sul sito web dedicato a lui si legge che “i professori lo definiscono riservato, prudente e di poche parole, i compagni lo ricordano altruista, sincero e difensore dei più deboli”.

Quando viene chiamato alla leva, sceglie di arruolarsi nell’Arma dei carabinieri. Così come aveva scelto suo nonno materno, il Maresciallo Biagio Marignetti, e tre suoi zii. Il giovanissimo Salvo viene assegnato alla Legione Allievi Carabinieri di Roma e il 15 gennaio 1940 è promosso carabiniere e destinato alla Legione Territoriale di Roma. Con lo scoppio della guerra viene inviato in Africa: nel suo cuore non c’è odio, neppure verso il “nemico”, anzi scrive alla sua famiglia che spera che in futuro “i rapporti internazionali possano essere dominati e guidati da spirito di collaborazione tra i popoli e dalla giustizia sociale”. Nonostante questo, Salvo non manca di fare il suo dovere di soldato e nel febbraio del 1941 viene ferito ad una gamba. Torna in Italia nel settembre del ’42, ed è ammesso al Corso Sottufficiali presso la Scuola centrale di Firenze. A dicembre viene promosso vice brigadiere e inviato a Torrimpietra, vicino Roma.

È la sua ultima destinazione. Settembre 1943: un reparto di SS si insedia in una caserma abbandonata della Guardia di Finanza a Torre di Palidoro, la sera del 22, molto probabilmente per un incidente, una bomba esplode uccidendo un soldato tedesco e ferendone due. La rappresaglia dei tedeschi è automatica e rapida. Il mattino successivo un drappello si presenta a Torrimpietra: vogliono parlare con il Comandante, Alfonso Monteforte, che però è assente. I tedeschi parlano con Salvo D’Acquisto, cercano i responsabili di quello che loro ritengono un attentato, il brigadiere prova a far capire loro che potrebbe essersi trattato di un incidente ma non viene ascoltato. Gli intimano di seguirli. Non riescono a trovare altri carabinieri, così caricano ventidue civili e tutti vengono condotti a Torre di Palidoro.

Le ore che seguono sono terrificanti. Bene le descrive Rodolfo Putignani nel suo volume “Caccia ai vinti”: “Nel breve tragitto (da Torrimpietra a Torre di Palidoro, ndr) la paura degli ostaggi diventa terrore. Tutti conoscono D’Acquisto e ora egli, benché apparentemente calmo, mostra sul volto e nel disordine della divisa, la prova delle percosse e dei vari maltrattamenti. Come animali da macello diretti al mattatoio, gli ostaggi vengono fatti scendere dall’autocarro. Alcuni di questi vedono per la prima volta le case di Torre di Palidoro, dove secondo i Tedeschi avrebbero ordito l’attentato”.

In realtà i tedeschi, molto probabilmente, sanno bene che quei ventidue civili sono innocenti, ma la legge della rappresaglia è una sola, e non prevede una valutazione di responsabilità oggettive. “E mentre questi – continua Putignani – dichiarano la loro innocenza, domandando con le mani giunte la grazia della vita, che vedono di minuto in minuto terribilmente compromessa, i tedeschi con un urlo impongono il silenzio”.

D’Acquisto tenta di parlare con i tedeschi, di convincerli che ciò che è avvenuto è stato solo un incidente, che gli ostaggi sono innocenti, ma è tutto inutile. A ciascun ostaggio viene consegnata una vanga: devono scavare la fossa dove saranno seppelliti dopo la loro fucilazione.

Il brigadiere si avvicina all’interprete, parla brevemente con lui, l’uomo va a riferire al comando tedesco le parole del giovane carabiniere. Un militare germanico si avvicina agli ostaggi e comunica che sono rimessi in libertà per ordine superiore. I civili si guardano increduli, avevano smesso persino di sperare. Neppure il tempo di rendersi conto di quanto è avvenuto che una scarica di piombo spezza l’aria. Il giovane brigadiere Salvo D’Acquisto cade sotto i fucili tedeschi: ha pagato lui per tutti, sui suoi 23 anni innocenti  è gravata la salvezza della vita di ventidue persone.

di Emma Moriconi


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