“Affrontava
così da solo, impavido, la morte imponendosi al rispetto dei suoi
stessi carnefici”
Quando
una scarica di fucileria lo investe ha solo 23 anni: è l’eroe che
la Patria ancora piange
"Esempio
luminoso di altruismo, spinto fino alla suprema rinunzia della vita …
non esitava a dichiararsi unico responsabile d'un presunto attentato
contro le forze armate tedesche. Affrontava così da solo, impavido,
la morte imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e
scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella
storia gloriosa dell'Arma".
Con
queste parole al brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto viene
conferita la Medaglia d’Oro al Valore Militare.
È
il 23 settembre 1943, D’Acquisto deve ancora compiere 23 anni
quando una scarica di piombo lo investe e ne spezza la gioventù.
Salvo
D’Acquisto era nato il 15 ottobre 1920 a Napoli. Aveva due sorelle
e due fratelli, una vita normale, spesa tra lo studio e la famiglia.
Sul sito web dedicato a lui si legge che “i professori lo
definiscono riservato, prudente e di poche parole, i compagni lo
ricordano altruista, sincero e difensore dei più deboli”.
Quando
viene chiamato alla leva, sceglie di arruolarsi nell’Arma dei
carabinieri. Così come aveva scelto suo nonno materno, il
Maresciallo Biagio Marignetti, e tre suoi zii. Il giovanissimo Salvo
viene assegnato alla Legione Allievi Carabinieri di Roma e il 15
gennaio 1940 è promosso carabiniere e destinato alla Legione
Territoriale di Roma. Con lo scoppio della guerra viene inviato in
Africa: nel suo cuore non c’è odio, neppure verso il “nemico”,
anzi scrive alla sua famiglia che spera che in futuro “i rapporti
internazionali possano essere dominati e guidati da spirito di
collaborazione tra i popoli e dalla giustizia sociale”. Nonostante
questo, Salvo non manca di fare il suo dovere di soldato e nel
febbraio del 1941 viene ferito ad una gamba. Torna in Italia nel
settembre del ’42, ed è ammesso al Corso Sottufficiali presso la
Scuola centrale di Firenze. A dicembre viene promosso vice brigadiere
e inviato a Torrimpietra, vicino Roma.
È
la sua ultima destinazione. Settembre 1943: un reparto di SS si
insedia in una caserma abbandonata della Guardia di Finanza a Torre
di Palidoro, la sera del 22, molto probabilmente per un incidente,
una bomba esplode uccidendo un soldato tedesco e ferendone due. La
rappresaglia dei tedeschi è automatica e rapida. Il mattino
successivo un drappello si presenta a Torrimpietra: vogliono parlare
con il Comandante, Alfonso Monteforte, che però è assente. I
tedeschi parlano con Salvo D’Acquisto, cercano i responsabili di
quello che loro ritengono un attentato, il brigadiere prova a far
capire loro che potrebbe essersi trattato di un incidente ma non
viene ascoltato. Gli intimano di seguirli. Non riescono a trovare
altri carabinieri, così caricano ventidue civili e tutti vengono
condotti a Torre di Palidoro.
Le
ore che seguono sono terrificanti. Bene le descrive Rodolfo Putignani
nel suo volume “Caccia ai vinti”: “Nel breve tragitto (da
Torrimpietra a Torre di Palidoro, ndr) la paura degli ostaggi diventa
terrore. Tutti conoscono D’Acquisto e ora egli, benché
apparentemente calmo, mostra sul volto e nel disordine della divisa,
la prova delle percosse e dei vari maltrattamenti. Come animali da
macello diretti al mattatoio, gli ostaggi vengono fatti scendere
dall’autocarro. Alcuni di questi vedono per la prima volta le case
di Torre di Palidoro, dove secondo i Tedeschi avrebbero ordito
l’attentato”.
In
realtà i tedeschi, molto probabilmente, sanno bene che quei ventidue
civili sono innocenti, ma la legge della rappresaglia è una sola, e
non prevede una valutazione di responsabilità oggettive. “E mentre
questi – continua Putignani – dichiarano la loro innocenza,
domandando con le mani giunte la grazia della vita, che vedono di
minuto in minuto terribilmente compromessa, i tedeschi con un urlo
impongono il silenzio”.
D’Acquisto
tenta di parlare con i tedeschi, di convincerli che ciò che è
avvenuto è stato solo un incidente, che gli ostaggi sono innocenti,
ma è tutto inutile. A ciascun ostaggio viene consegnata una vanga:
devono scavare la fossa dove saranno seppelliti dopo la loro
fucilazione.
Il
brigadiere si avvicina all’interprete, parla brevemente con lui,
l’uomo va a riferire al comando tedesco le parole del giovane
carabiniere. Un militare germanico si avvicina agli ostaggi e
comunica che sono rimessi in libertà per ordine superiore. I civili
si guardano increduli, avevano smesso persino di sperare. Neppure il
tempo di rendersi conto di quanto è avvenuto che una scarica di
piombo spezza l’aria. Il giovane brigadiere Salvo D’Acquisto cade
sotto i fucili tedeschi: ha pagato lui per tutti, sui suoi 23 anni
innocenti è gravata la salvezza della vita di ventidue
persone.
di
Emma Moriconi
Fonte:
www.ilgiornaleditalia.org
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