Boom della ricchezza familiare degli
anziani: +118% in 20 anni. Pensioni basse integrate dai redditi da patrimonio.
Superattivi nel welfare informale: 9 milioni accudiscono i nipoti, 7 milioni
danno soldi alle famiglie dei figli, 4,7 milioni assistono altri anziani non
autosufficienti. E sono 1,3 milioni gli over 70 che ancora lavorano. L'avanzata
inarrestabile degli ultra-anziani: nell'ultimo decennio gli 80enni sono
aumentati di 1,1 milioni
Più anziani, più ricchi. La ricchezza familiare netta delle famiglie
anziane è cresciuta del 117,8% negli ultimi vent'anni (tra il 1991 e il 2012),
cioè più del doppio di quella del totale delle famiglie italiane (+56,8%), e
vale in media 273mila euro. Nel 1991 gli anziani detenevano il 19,3% della
ricchezza familiare netta totale in Italia, nel 2002 la percentuale era
diventata il 28,4%, oggi è salita al 34,2%. È quanto emerge da una ricerca
realizzata dal Censis in collaborazione con Fondazione Generali. Negli anni si
è avuto un considerevole spostamento della ricchezza verso le fasce più anziane
della popolazione e ai giovani per ora non resta che aspettare l'eredità. Il
79,6% delle famiglie anziane (rispetto al 71,6% del totale delle famiglie
italiane) possiede almeno un immobile tra abitazione principale, seconda casa,
cantina, box, ecc.
La parola d'ordine è: integrare la pensione. Risparmi accumulati
nel tempo, redditi da investimenti nel mattone, ma anche redditi da lavoro
consentono agli anziani di arricchire le basse pensioni (l'importo lordo medio
dei redditi pensionistici è di 1.284 euro mensili, ma il 41% è sotto i mille
euro). Per vivere meglio e per aiutare figli e nipoti la parola d'ordine è:
integrare la pensione. Ormai le pensioni costituiscono solo il 64,3% del
reddito familiare degli anziani, il resto è dato da redditi da capitale (27,6%)
e da lavoro dipendente o derivanti dalla libera professione (8,1%).Sono quasi
2,7 milioni le persone con 65 anni e oltre che lavorano, in modo regolare o in
nero: 1,7 milioni lavorano di tanto in tanto, 929mila con continuità. Tra i
lavoratori anziani 1,3 milioni hanno più di 70 anni. Continua a lavorare in
tarda età soprattutto chi ha un alto titolo di studio ed elevate competenze.
Lavorano il 36,6% degli anziani laureati (di cui il 14,2% con continuità), il
28,6% dei diplomati (il 9,3% con continuità), il 25,8% di quelli con la licenza
media (il 7,3% con continuità) e il 14,7% di quelli con la licenza elementare
(il 6,3% con continuità).
Nella crisi, meno male che nonno c'è. Gli anziani sono primattori del welfare «fai
da te», quello che tiene insieme le nostre comunità e che ha ammortizzato gli
impatti sociali della crisi. 9 milioni di longevi (3,2 milioni regolarmente) si
prendono cura dei nipoti, 7 milioni contribuiscono al sostegno delle famiglie
dei figli (di cui 1,5 milioni regolarmente, attivando un flusso redistributivo
di risorse pari a 5,4 miliardi di euro all'anno), 4,7 milioni (972mila
regolarmente) danno assistenza ad altri anziani bisognosi o non
autosufficienti.
L'invasione degli ultra-anziani. L'anagrafe registra 1,1 milioni di 80enni in
più in dieci anni: come se in un decennio fossero sorte due città grandi come
Torino e Messina popolate solo da persone con almeno 80 anni. In 25 province
l'incremento del numero dei più longevi tra il 2003 e il 2013 è stato superiore
al 50%. Monza e Brianza (+71,7%), Crotone (+66,4%), Latina (65,3%) e Caserta
(+63,3%) guidano la classifica. Oggi gli italiani con almeno 80 anni sono in
totale 3,6 milioni.
Soddisfatti e con un sogno nel
cassetto. Oltre 7 milioni di
longevi guidano ancora l'auto, 5,4 milioni frequentano locali d'intrattenimento
dove fanno acquisti, cenano, ballano, ascoltano musica dal vivo, 4,8 milioni
giocano al lotto e al superenalotto, 3,7 milioni svolgono attività fisica in
palestra o in piscina, 2,9 milioni frequentano sale e scuole da ballo, 1,8
milioni fanno regolarmente gite fuori porta che legano il piacere della tavola
alla bellezza del paesaggio. E cresce la tribù dei tecno-anziani: 1,5 milioni
di persone di 65-80 anni navigano abitualmente sul web. I dati raccontano vite
piene, gioiose, fatte di relazioni e impegni. L'84,5% degli anziani valuta
positivamente la propria vita. Il sogno nel cassetto da realizzare nei prossimi
anni? Per il 58,6% fare un viaggio esotico, per il 27,9% imparare una lingua
straniera, per il 18,9% dedicarsi alla pittura, per il 18% pubblicare un
romanzo.
Gli anziani fragili: i non autosufficienti. Secondo il 53,8%
delle persone con 65 anni e oltre (il 62,4% di quelle con 80 anni e più) si
diventa anziani quando si perde l'autosufficienza, per il 28,7% (il 35,5% degli
ultra-ottantenni) lo si diventa alla morte del coniuge, per il 22,6% (il 14,1%
degli over 80) si diventa anziani al 70° compleanno. È la dipendenza dagli
altri l'evento della vita che può far crollare il mondo di un longevo e della
sua famiglia. I membri di 909mila famiglie italiane si sono dovuti auto-tassare
per assicurare l'assistenza necessaria a un familiare anziano non
autosufficiente: per pagare la badante o per coprire la retta della residenza
protetta. Sono 330mila le famiglie che hanno dovuto utilizzare tutti i risparmi
per pagare l'assistenza, 190mila hanno dovuto vendere l'abitazione con la
formula della nuda proprietà, 152mila si sono dovute indebitare. Nel vuoto del
sistema di supporto pubblico ai non autosufficienti, dovere e volere aiutare un
parente non autosufficiente può trascinare a fondo l'economia di intere
famiglie. In Italia si stimano in almeno 167mila gli anziani con limitazioni
funzionali che avrebbero bisogno di aiuto e non ce l'hanno. E 2,1 milioni di
longevi con limitazioni funzionali non ricevono la necessaria assistenza
sanitaria a domicilio.
Fonte:
Censis
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