sabato 29 giugno 2013

SIAMO UNA SOCIETÀ IMPERSONALE, FATTA DI INDIVIDUI CHE NON HANNO COSCIENZA DI SÉ E DEL PROPRIO RAPPORTO CON LA COLLETTIVITÀ

Una volta la sfida era l'esame, oggi è la vincita al gioco. Stime attendibili affermano che non più del 20% degli italiani possiede le competenze minime per orientare e risolvere, attraverso l'uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi della vita quotidiana.

Questo svilimento del capitale culturale si riflette nella crisi endemica di cinema e teatri, accresciuta dalla crisi. Gli individui che compongono la società impersonale hanno un'identità volatile. Cercano prove iniziatiche e sfide per affermare la propria identità, ma anziché affrontare esami universitari, affrontano avvincenti sfide con i videogiochi o il gioco online. Il 31% dei genitori italiani gioca quotidianamente con i videogiochi anche per più di due ore. E oltre il 30% degli adolescenti dichiara di conoscere ragazzi che giocano al poker online.

Il corpo racconta quello che la persona non ha. L'identità delle persone poggia sempre più sull'aspetto estetico. Siamo terzi al mondo per numero di interventi di medicina e chirurgia estetica in rapporto alla popolazione. Nel 2012 in Italia gli interventi di medicina estetica sono aumentati del 24,5%. Quanti non si accontentano di avvicinarsi a canoni di bellezza, spesso omologati dallo star system, ma vogliono trasmettere attraverso il loro corpo qualche tipo di messaggio che li identifichi, hanno a disposizione 900 centri per il tatuaggio (costo variabile da 40 a 2.000 euro l'uno). Ogni settimana aprono in Italia 4 nuovi centri specializzati in tatuaggi.

Il fortino della prossimità (impaurita). A fonte di un reale aumento di estorsioni, minacce, omicidi e tentati omicidi (da 462.000 a 588.000 in 6 anni), crescono le paure collettive. Guidano la classifica quelle per il futuro dei figli e per la disoccupazione, aumenta di 10 punti percentuali quella di essere rapinati in casa. Su tutte svetta la paura del degrado ambientale e la distruzione dell'equilibrio naturale. Per quanto riguarda i figli, si temono incontri pericolosi in rete (pedofili) e bullismo. Cresce il pessimismo sul futuro, anche perché la gran parte degli italiani prevede un ulteriore slittamento etico: per il 55% aumenteranno le tangenti, come l'evasione fiscale (58,6%) e la pratica di accettare affari di dubbia committenza (59,8%).

Veloci e distratti. I ritmi della vita sono sempre più caotici, anche il turn over dei negozi si è fatto rapidissimo e agli stessi ritmi bruciano i nuovi movimenti politici. Il 68% degli italiani pensa che tra 5-10 anni saremo fortemente condizionati dai ritmi accelerati. Intanto, aumenta il consumo di psicofarmaci: +16,2% di antidepressivi in 6 anni.

SE LA SICUREZZA ALIMENTARE DIVENTA UNA PRIORITÀ PER IL PAESE

Il 71% delle famiglie italiane è preoccupato della scarsa sicurezza dei prodotti alimentari, il 70% dichiara di leggere le etichette, il 40% si informa perché sente spesso parlare di alimenti contraffatti e poco sicuri. Per l'85% sono molto importanti le garanzie igienico-sanitarie, il 50% presta molta importanza ai marchi agroalimentari di qualità (Dop, Igp e Stg). Il sistema dei controlli: Accredia ha accreditato oltre 1.000 laboratori, che nel 2012 hanno svolto circa 10 milioni di analisi, di cui oltre 2,3 milioni su prodotti alimentari, e 49 organismi di certificazione che controllano circa 130mila aziende nel settore biologico e dei prodotti di qualità

Gli episodi sempre più frequenti di alterazioni, falsificazioni e contraffazioni di prodotti alimentari mettono in allerta quasi 18 milioni di famiglie italiane, pari al 71% del totale, mentre il 70% dichiara di leggere frequentemente le etichette e di prestare attenzione ai marchi di qualità dei prodotti alimentari che sta per acquistare. Questi, in sintesi, i principali dati che emergono da una indagine realizzata da Censis e Accredia - l'Ente Unico Nazionale di Accreditamento - sul tema della sicurezza e della certificazione dei prodotti alimentari, su un campione di 1.300 consumatori intervistati sull'intero territorio nazionale, di varie fasce d'età e tipologie familiari.

A tutela della sicurezza dei consumatori, vengono effettuate mediamente ogni anno più di 2,3 milioni di analisi sugli alimenti dai laboratori accreditati da Accredia, così come vengono svolte oltre 600mila ispezioni e analizzati più di 200mila campioni di prodotti dagli organismi del controllo ufficiale coordinati dal Ministero della Salute, mentre gli organismi coordinati dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali eseguono più di 30mila controlli sulla qualità dei prodotti alimentari.

Le notizie che si sono susseguite dall'inizio dell'anno, come la carne di cavallo contenuta impropriamente in prodotti confezionati di una nota marca o le indagini sul commercio di falsi prodotti biologici, indicano che il problema delle adulterazioni e delle frodi alimentari è tutt'altro che secondario e molto sentito dalle famiglie. Infatti, il 40% si informa perché sente parlare sempre più spesso di prodotti alimentari contraffatti e poco sicuri, e il 24% fa la spesa con la consapevolezza di voler acquistare prodotti più sicuri. Nella scelta dei principali prodotti della spesa alimentare, per l'85% degli intervistati sono molto importanti le garanzie igienico-sanitarie, ovvero sapere che gli alimenti sono stati lavorati a norma e in condizioni igieniche adeguate, e quasi il 50% del campione presta molta importanza alle denominazioni di origine come i marchi Dop, Igp e Stg.

Il sistema dei controlli, tuttavia, funziona e su di esso occorrerà continuare a investire. Infatti, oltre a una efficace attività di vigilanza sul mercato da parte delle autorità pubbliche competenti, sul territorio opera anche una fitta rete di laboratori di prova e di organismi di certificazione controllati da Accredia. L'ente di accreditamento, attraverso i suoi 400 ispettori, ad oggi ha valutato positivamente la competenza di più di 1.000 laboratori, distribuiti su tutto il territorio nazionale, e 49 organismi di certificazione, i quali garantiscono che vengano commercializzati prodotti sicuri e di qualità. Nel corso del 2012, i laboratori accreditati hanno effettuato circa 10 milioni di analisi in ambiti diversi, delle quali più di 2,3 milioni su prodotti alimentari. Gli organismi di certificazione, invece, hanno controllato oltre 80mila aziende di prodotti a marchio Dop, Igp e Stg, e 50mila operatori del biologico. Si tratta di un'azione di controllo per la tutela del consumatore che fa capire come nel Paese le frodi, per quanto in crescita, difficilmente hanno la possibilità di toccare l'anello finale del mercato, ovvero le famiglie.

«I risultati di questa indagine confermano quanto sia diffusa nell'opinione pubblica la preoccupazione di portare in tavola cibi non sicuri - ha detto Federico Grazioli, Presidente di Accredia -, tuttavia ritengo che grazie al sistema nazionale di controllo in cui si inserisce anche Accredia, con milioni di prove sugli alimenti svolte dai laboratori accreditati e migliaia di aziende controllate dagli organismi di certificazione, le famiglie italiane possono sentirsi sufficientemente garantite. L'attività di accreditamento - ha continuato Grazioli - va incontro alle crescenti aspettative di sicurezza da parte dei consumatori e la stessa normativa europea ne ribadisce l'importanza. Le recenti proposte della Commissione europea in materia, infatti, rafforzano il ruolo dell'accreditamento a garanzia della competenza dei laboratori di prova e degli organismi di certificazione nel settore alimentare, sempre in collaborazione con le autorità responsabili della vigilanza del mercato, con l'obiettivo comune di assicurare la qualità dei prodotti e di tutelare la salute dei consumatori». 

venerdì 28 giugno 2013

GLI AZZURRI DEL PARAPENDIO PROSSIMI AI MONDIALI E FESTA DEL VOLO NEL MATESE

La squadra nazionale italiana di parapendio partirà entro breve per Sopot (Bulgaria) dove dal 15 al 26 luglio si disputeranno i campionati mondiali.

La formazione azzurra è composta da Nicole Fedele di Gemona (Udine), campionessa europea in carica e vincitrice della Coppa del Mondo 2012, dai trentini Christian Biasi e Luca Donini, quest'ultimo vice campione del mondo, dai torinesi Davide Cassetta e Marco Littamé e dal bolognese Alberto Vitale. Team leader Alberto Castagna di Cologno Monzese (Milano).

Un raduno di piloti di volo libero è in programma per i prossimi 13 e 14 luglio presso il Falode Village, in località Acqua di Santa Maria a Castello Matese (Caserta), nel cuore del Parco Regionale del Matese.

Il comprensorio di volo spazia tra Campania e Molise ed abbraccia monti come il Miletto (2050 m) e la Gallinola (1920 m), le due vette più alte della Campania. Dalle pendici di quest'ultima, a 1700 metri d'altitudine, decolleranno deltaplani e parapendio, mezzi che si librano in aria senza aiuto del motore e da qui il nome di volo libero dato a questa entusiasmante attività. L'atterraggio è previsto circa 700 metri più in basso lungo il lago del Matese, il lago carsico più alto d'Italia.

In deltaplano e parapendio è possibile sfruttare le correnti d'aria ascensionali, dette termiche, per raggiungere quote ben al di sopra delle vette più alte e da qui, sfruttando l'efficienza di queste semplici macchine, avventurarsi su percorsi di decine di chilometri, rimanendo in volo per ore. Basti pensare che l'attuale record mondiale di distanza in deltaplano conta ben 768 km e circa la metà quello in parapendio, velivolo più lento del primo.

La Festa del Volo di Castello Matese è un'occasione anche per gli accompagnatori dei piloti, i loro famigliari ed in generale per tutto il pubblico. Infatti, di contorno alla manifestazione c'è la possibilità di partecipare ad escursioni in mountain bike, a cavallo, in trekking, di provare un volo in biposto ed alla sera festa con musica, birra, arrosticini, carni alla brace e vino fino a notte fonda. 

giovedì 27 giugno 2013

CARBURANTI: CON AUMENTO IVA E IL RITOCCO DELLE ACCISE RINCARI FINO A 388 EURO

Dal 2011 ad oggi abbiamo subito ben 7 aumenti delle accise sui carburanti ed un incremento dell’Iva: se dal prossimo primo luglio non sarà scongiurato il ritocco all'insù di un punto dell’aliquota ordinaria attualmente al 21%, gli aumenti subiti dall'imposta sul valore aggiunto in questi ultimi 3 anni saranno 2.


Secondo l’elaborazione effettuata dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre, tutto ciò ha avuto degli effetti pesantissimi sulle tasche degli automobilisti italiani: rispetto al 2010, una famiglia media italiana con un auto alimentata a benzina che, secondo i consumi medi rilevati dall’Istat, percorre circa 15.000 chilometri all'anno con un consumo di circa 900 litri di carburante, ha subito un rincaro di 217 euro. Se tra una decina di giorni l’aumento dell’Iva verrà confermato, per l’anno in corso l’aggravio salirà a 223 euro per toccare i 230 euro nel 2014.

Molto peggio sono andate le cose per chi dispone di un’autovettura di media cilindrata alimentata a gasolio. A fronte di una percorrenza media annua rilevata dall’Istat pari a 25.000 chilometri all’anno che dà luogo ad un consumo annuo di circa 1.300 litri di gasolio, il rincaro subito nelle aree di servizio a seguito degli aumenti delle accise e dell’Iva avvenuti negli ultimi 3 anni è stato di 379 euro. Se dal prossimo primo luglio l’aumento dell’Iva verrà confermato, per il 2013 l’aggravio salirà a 388 euro e nel 2014 toccherà i 397 euro. Una vera e propria stangata.

Per il Segretario della CGIA di Mestre corriamo dei grossi pericoli:

I risultati emersi da questa elaborazione ci devono servire da monito. Ricordo che l’80% circa delle merci in Italia viaggia su gomma. Se l’aumento dell’Iva non verrà bloccato, quasi sicuramente registreremo un rincaro generalizzato dei prezzi di tutti i beni che quotidianamente troviamo sugli scaffali dei negozi o dei supermercati. Non dobbiamo scordare che dall’inizio della crisi alla fine del 2012, il Pil nazionale è diminuito di 7 punti percentuali e la spesa delle famiglie di 5. Questa caduta di 5 punti corrisponde, in termini assoluti, ad una diminuzione media della spesa pari a circa 3.700 euro a famiglia. Se non scongiuriamo il ritocco dell’Iva corriamo il pericolo di penalizzare ulteriormente la domanda peggiorando la situazione economica delle famiglie e quella delle piccole imprese e dei       lavoratori autonomi che vivono quasi esclusivamente di consumi interni“.

Gli incrementi subiti dalle accise sui carburanti cosa sono andati a finanziare? La cultura e lo spettacolo, gli interventi umanitari a favore degli immigrati arrivati nel nostro Paese dal nord Africa, la messa in sicurezza dei territori della Liguria e della Toscana colpiti dall’alluvione del 2011 e la ricostruzione delle zone terremotate dell’Emilia e dell’Abruzzo.

Infine, la CGIA ricorda che l’Iva è stata introdotta nel nostro ordinamento fiscale nel 1973: in questi 40 anni l’aliquota ordinaria è variata ben 8 volte, raggiungendo il valore massimo del 21% , quello attualmente in vigore. L’ultimo ritocco è avvenuto il 17 settembre 2011: nonostante l’aliquota ordinaria sia salita dal 20 al 21%, nel 2012 il gettito Iva è diminuito di 3,5 miliardi di euro. Certo, la situazione economica generale ha condizionato moltissimo questo risultato, tuttavia anche l’incremento dell’aliquota ha sicuramente contribuito a penalizzarne il gettito. 

Fonte: http://www.cgiamestre.com

domenica 23 giugno 2013

ENDOMETRIOSI, NEL LAZIO COLPISCE QUASI 300MILA DONNE. I GINECOLOGI: “SUBITO I REGISTRI REGIONALI PER MONITORARLA”

Una malattia in continua crescita, dall’allarmante peso sociale: per 8 pazienti su 10 ha serie influenze sul lavoro. Il prof. Vittori (SIGO): “Con l’adesione di 5 Governatori possiamo estendere automaticamente l’Osservatorio a tutto il Paese. Aiutando anche il welfare”


Nel Lazio, una donna su 10 soffre di endometriosi. Quasi 300mila pazienti, costrette in certi casi ad aspettare fino a dieci anni per ricevere una diagnosi corretta. Vivono una quotidianità segnata da dolori mestruali fortissimi e rapporti sessuali praticamente impossibili. Il 79% ha ripercussioni sul lavoro. Ma oggi la ricerca è in grado di offrire loro un aiuto importante: si chiama dienogest ed è la prima terapia orale specifica approvata per la malattia. “È una molecola caratterizzata da profili di tollerabilità e sicurezza che ne permettono l’impiego a lungo termine – spiega il prof. Giorgio Vittori, Past President della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) durante il Sanit, il 10° Forum internazionale della salute in chiusura oggi a Roma –. Un progestinico in grado di ridurre il dolore e la sintomatologia. Erano vent’anni che aspettavamo questa rivoluzione. Infatti, l’endometriosi è una patologia molto invalidante. Le Società Scientifiche e le Associazioni di pazienti già nel 2005 avevamo proposto al Parlamento italiano di includerla tra le malattie di interesse sociale, perché non riguarda solo la qualità della vita, ma tocca problematiche ben più ampie. È una delle più diffuse cause di infertilità: ne è colpito il 30% delle donne che non riesce a procreare. Una situazione che aggrava un dato già allarmante: nel nostro Paese registriamo ogni anno 250mila nascite in meno di quelle necessarie per mantenere la curva della previdenza sociale. In un momento nel quale il tasso di fecondità è così basso, è evidente come l’endometriosi diventi una questione nazionale. Per fortuna, nel 2012 la malattia è stata aggiunta nelle tabelle di invalidità. Secondo il nostro parere, il prossimo passo decisivo è l’istituzione di Registri regionali, presenti ad oggi solo in Friuli, il primo a disporre, dopo legge ad hoc (n.18/2012), un Osservatorio sulla patologia con il compito di promuoverne la diagnosi precoce e la sua conoscenza. Il vantaggio della creazione di questi strumenti è poco percepito: conoscere meglio il disturbo permette di organizzare strategie appropriate e minimizzare gli sprechi. Coglierlo nelle prime fasi significa ridurre di 25 volte la spesa sanitaria e previdenziale. Lanciamo quindi un appello agli Enti locali: realizziamo i Registri regionali. Se soltanto accettassero cinque Governatori, l’estensione scatterebbe in automatico a tutta l’Italia”. L’endometriosi è una patologia dovuta alla presenza di tessuto endometriale al di fuori della sua sede naturale, l’utero, che migra in altre sedi del corpo determinando lesioni locali. È in costante crescita e colpisce fin dalla giovane età: 7 su 10 presentano manifestazioni tipiche addirittura da adolescenti, ma il 47% deve consultare addirittura cinque specialisti prima di ricevere la diagnosi. “La terapia a base di dienogest riveste un’importanza assoluta per le pazienti in età riproduttiva – aggiunge il prof. Felice Petraglia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Siena –. Induce uno stato di inibizione dell’ovulazione completo ma temporaneo, preservando così la salute delle ovaie. Come dimostrato dagli studi, dopo la sua sospensione l’attività fisiologica riprende in maniera regolare. L’efficacia della molecola permette di ridurre in modo drastico anche gli interventi chirurgici. Soluzioni comunque non definitive, che in un caso su 3 possono presentare recidive. Inoltre il dienogest non presenta conseguenze androgeniche di rilievo, come ad esempio l’irsutismo”. 

Le cause dell’endometriosi non sono ancora del tutto note, ma è probabile che un ruolo importante lo giochi il numero medio di mestruazioni nella vita. Infatti, queste corrispondono a veri e propri picchi infiammatori, che colpiscono ovviamente l’utero e i suoi tessuti. “Il numero di cicli è aumentato in maniera considerevole nelle occidentali e in particolar modo nelle italiane – conclude il prof. Vittori –, perché procreano sempre di meno. Il tasso di fecondità del nostro Paese è di 1,39 figli per donna, uno dei più bassi al mondo, con un’età media al primo parto elevata: 31,4 anni. Questo purtroppo non basta a spiegare l’evoluzione di una patologia così particolare. Di conseguenza, per assicurare alle pazienti la miglior qualità di vita possibile dobbiamo monitorare con costanza l’evoluzione della malattia. Questo ci permetterà di prevenire danni più ampi, come sul fronte della fertilità, e di risparmiare. Non dimentichiamo che si tratta di pazienti costrette a consumare farmaci antidolorifici e prestazioni diagnostiche e terapeutiche in gran quantità, sia prima che dopo la diagnosi. L’endometriosi costa all’Unione Europea, in termini sanitari e socio-economici, circa 30 miliardi di euro l’anno”.

venerdì 21 giugno 2013

megachip.globalist.it | MTS - la fabbrica dello spread

Glauco Benigni divulga uno dei meccanismi più opachi della tecnofinanza, il processo con cui si determina lo spread. E scopriamo che il congegno letale nasce in Italia...


di Glauco Benigni 
L'argomento appare ammantato da fitte nebbie. È difficile trattarlo in linguaggio corrente in quanto le scarse fonti sono costellate da definizioni tecnofinanziarie angloamericane. La sua storia inoltre è innervata da scelte e decisioni politiche spesso inspiegabili. Una questione da Iniziati veramente "esoterica", nella quale "pochissimi", come vedremo, hanno messo e mettono le mani. Una questione però da divulgare, in quanto ogni giorno, i suoi esiti generano pesanti ricadute sugli Stati (ex Sovrani) e sulle famiglie che abitano in Europa. Su milioni di individui che sono inconsapevolmente, ma al dunque, i "prestatori di ultima istanza" del Debito Sovrano e quindi i garanti di quei cambialoni, detti BOT e CCT, che gli Stati danno alle banche in cambio di denaro.

Questa è la mini-Storia di Sua Maestà lo SPREAD e del luogo virtuale dove i suoi valori oscillano incessantemente. Una Storia che, "stranamente", non è mai comparsa con la giusta evidenza nei mediamainstream. Una storia le cui origini risalgono ormai a 25 anni fa e i cui protagonisti rimangono grossolanamente "evocati". Li chiamano i Mercati. La definizione assicura un'impermeabile anonimità. in particolare a uno dei mercati: il famigerato
"secondario" di Londra, anche noto nei Pub della City come Jack lo Squartatore.

Se si effettuano delle ricerche però, affiorano nel web antiche tracce di gesti e decisioni rilevanti. 



Continua su: megachip.globalist.it | MTS - la fabbrica dello spread

giovedì 20 giugno 2013

GLI SBORNIA BOND, ECCO SPIEGATA LA CRISI FINANZIARIA

Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.

Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).

La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.  Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora.

La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.

Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond.

I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano.

Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.

Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.

A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.

Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi.

Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada. Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%. La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza.

Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%.

Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza.  Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.
Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare.

Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio.

di Francesco Bindi


Tratto da: qualevita n.152

lunedì 17 giugno 2013

USURA/CONTRIBUENTI.IT: DILAGA IN TUTTA ITALIA +194,76% NEL 2013.

Allarme usura in tutta Italia. ''Nel 2013 sta dilagando l'usura in tutta Italia +194,76%, ed in particolare in Campania +217,3%, a seguito della grave situazione di difficoltà  economica in cui versano le famiglie e le piccole imprese. Il sovra indebitamento delle famiglie in Italia, a maggio 2013, e' cresciuto del 289,5%, rispetto allo stesso mese del 2012 e l'usura e' aumentata del 194,76%''.

Lo rilevano i dati del Centro Studi e Ricerche Sociologiche “Antonella Di Benedetto” di Krls Network of Business Ethics, elaborati per Contribuenti.it Magazine dell'Associazione Contribuenti Italiani, diffusi oggi a Roma nel corso dell'Assemblea Annuale Ordinaria della Consulta Nazionale Antiusura dal Presidente di Contribuenti.it Vittorio Carlomagno, alla presenza del Presidente Padre Rastrelli, del Segretario generale Mons. D'Urso, del Viceministro dell'Interno Bubbico, del Commissario Antiracket e Usura Bel giorno e del dirigente del Tesoro Maresca.

''In Italia nel 2013 sono a rischio d'usura 3.730.000 famiglie e 3.270.000 piccoli imprenditori - afferma Vittorio Carlomagno - A maggio 2013 il debito medio delle famiglie italiane ha raggiunto la cifra di 51.600 euro, mentre quello dei piccoli imprenditori ha raggiunto il tetto dei 66.800 euro''.

''Al primo posto delle regioni esposte all'usura – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani - troviamo la Campania +217,3%, Puglia +213,2%, Calabria + 211,9%, Liguria +207,4%, Valle d'Aosta +200,4%, Toscana +198,8%, Sicilia +198,0%, Lombardia +194,2%, Piemonte +194,1%, Abruzzo +193,9%, Emilia Romagna +192,1%, Veneto +189,1%, Lazio +188,2%, Liguria +187,8%, Friuli V-Giulia +186,3%, Umbria +186,1%, Trentino-A.Adige +185,2%, Sardegna +184,4%, Basilicata +185,2%, Marche +184,8% e Molise +181,5%.

''L'aggressione al patrimonio familiare da parte del fisco, delle esattorie, dei compra oro e delle sale da bingo e giochi d'azzardo - continua Carlomagno – stanno trascinando migliaia di famiglie e piccole imprese nelle mani di spregiudicati usurai''.

Contribuenti.it chiede ai partiti politici di inserire nel programma di governo la possibilità di sospendere la riscossione delle imposte nei confronti di tutti coloro che sono assistiti dalle benemerite Fondazioni Antiusura e, soprattutto, l’impegno di riformare il fisco, i giochi d'azzardo e i compra oro. per mettere al centro dell'azione del governo la trasparenza,equita' ed imparzialita', abbandonando per sempre la logica del profitto.

Associazione Contribuenti Italiani
L’Ufficio Stampa – Infopress 


domenica 9 giugno 2013

I 1000 MILIARDI RUBATI DALLE MULTINAZIONALI

Tra pochi giorni i governi decideranno se colpire la gigantesca evasione fiscale delle multinazionali, del valore di mille miliardi di dollari all'anno, permettendo di raccogliere denaro sufficiente a mettere fine alla povertà, consentire a ogni bambino di andare a scuola e raddoppiare gli investimenti ecologici! Molti governi vogliono che anche le potenti multinazionali paghino le tasse, ma gli USA e il Canada non hanno ancora preso posizione. Per arrivare a un accordo abbiamo bisogno di metterli sotto pressione.

Mille miliardi di dollari è una cifra che supera le spese militari di tutti i paesi del pianeta messi assieme. E’ una cifra che supera il bilancio di 176 nazioni! Si tratta di 1000 dollari per ogni famiglia del pianeta. E, crediateci o meno, è l'ammontare di tasse che le grandi multinazionali e i ricchi magnati del pianeta evadono ogni anno. 

Non dovrebbe nemmeno servire discuterne. Per dare un'enorme spinta alle finanze pubbliche dei nostri paesi in un momento di tagli dolorosi e debiti, tutto quello di cui abbiamo bisogno è che ciascuno paghi le tasse in modo equo. Ma le grandi multinazionali americane stanno facendo enorme pressione per proteggere i loro collaudati sistemi di evasione. Una forte campagna pubblica contribuirebbe a mettere sotto i riflettori due leader, il presidente Obama e il primo ministro Harper, che rischiano di difendere questo fenomeno che corrompe la società impedendo al pianeta di fare questo enorme passo in avanti. Raggiungiamo un milione di persone e Avaaz consegnerà la nostra richiesta ai leader e ai media nel bel mezzo dei negoziati: 

http://www.avaaz.org/it/g8_tax_havens_p/?bqYkWab&v=25647 

Apple, una delle aziende più ricche, in pratica ha pagato 0 dollari di tasse sui 78 miliardi guadagnati in questi anni mettendo in piedi una serie di scatole cinesi in paesi a una bassa tassazione e mandando i profitti all’estero. Questo genere di evasione fiscale permette alle aziende multinazionali di avere un enorme vantaggio sulle aziende nazionali di minore dimensione. Si tratta di una pratica che ha un impatto negativo sul mercato, la democrazia e la stabilità economica. 

Ma tra pochi giorni i governi valuteranno un piano che renderebbe più difficile per le multinazionali e per gli individui evadere le tasse nascondendo i loro profitti all'estero e nei paradisi fiscali. Il piano obbligherebbe tutti i paesi a condividere le informazioni necessarie a capire dove si nascondono i capitali e richiederebbe di rivelare chi si cela dietro aziende “prestanome”. Se le trattative andranno in porto, il G8 potrebbe trovare un accordo su questi provvedimenti nel loro complesso già questo mese.

In tempi così difficili, mentre governi in tutto il mondo tagliano spese per beni e servizi fondamentali per tutti, è inaccettabile che i più ricchi abbiano un modo per evitare di pagare in modo equo la loro parte. (Ancora di più considerando che i tempi duri sono stati causati da enormi finanziamenti che i governi hanno dato alle banche sull'orlo del fallimento di proprietà di queste stesse persone). I governi stanno finalmente affrontando seriamente il problema di questi buchi nelle nostre finanze ma gli USA e il Canda rischiano di pendere dalla parte delle potenti multinazionali.

Una grande petizione pubblica con una forte copertura mediatica aiuterebbe a mettere sotto i riflettori i paesi che vogliono bloccare l’accordo, rendendo questo un tema politico che Obama e Harper sarebbero costretti ad affrontare pubblicamente. Inoltre, una richiesta così forte, in cui cittadini di tutto il mondo chiedono loro di dare un importante sostegno al pianeta invece di difendere queste corrotte scappatoie aiuterebbe questi leader a ritrovare le loro coscienze e il buon senso. Non possiamo permettere che le multinazionali al lavoro nell'ombra l’abbiano vinta, puntiamo il faro dell’attenzione pubblica su questa decisione fondamentale per il nostro pianeta: 

http://www.avaaz.org/it/g8_tax_havens_p/?bqYkWab&v=25647 

Ogni settimana, la nostra comunità lotta e spesso vince battaglie per i diritti umani, la democrazia, l’ambiente e molto altro ancora. Ma alcune decisioni hanno il potere di avere un impatto su migliaia di lotte allo stesso tempo, talvolta impedendo addirittura che certe situazioni di crisi si verifichino. Mille miliardi all'anno di fondi pubblici farebbero davvero la differenza nella vita dei bambini che potrebbero andare a scuola, per le vite che potrebbero essere salvate, per la pace che potrebbe essere costruita, per gli ecosistemi che potrebbero essere protetti e molto altro. Per il bene di tutte queste future lotte che potremmo non dover lottare, dobbiamo vincere ora. 

SALVIAMOLEAPI.ORG

Perdono l'orientamento, non hanno più memoria olfattiva, crescono con malformazioni e muoiono. Sempre più minacciate dai pesticidi chimici utilizzati nell'agricoltura industriale, le api stanno scomparendo. Per salvarle, abbiamo lanciato il sito SalviamoLeApi.org


Su www.salviamoleapi.org puoi aderire alla petizione europea per chiedere il bando dei pesticidi killer delle api. 
In Italia la petizione è indirizzata al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo, alla quale stiamo chiedendo:
  • di vietare l'uso dei pesticidi dannosi per api e impollinatori a cominciare dai sette più pericolosi (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina):
  • adottare piani d'azione per gli impollinatori al fine di sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici;
  • incrementare la biodiversità in agricoltura.
Il sito per salvare le api contiene anche le video testimonianze degli apicoltori italiani ed europei che raccontano i fenomeni di morie delle api e il kit per entrare in azione e difenderle. Tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Dal volantino informativo, ai moduli raccolta firme per la petizione, al cartello per identificare le "aree salva api" da mettere nei giardini, orti e balconi di casa. 
Fino al 35% della produzione mondiale di cibo dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da questi insetti. Delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione globale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Solo in Europa, ben 4 mila varietà agricole dipendono da loro. Perderle sarebbe un disastro.
In occasione del lancio di SalviamoLeApi.org, in collaborazione con la casa di distribuzioneOfficine UBU, abbiamo presentato in esclusiva in Italia il trailer del film-documentario "Un mondo in pericolo" (More than honey) del regista svizzero Markus Imhoof che descrive, con riprese spettacolari, la vita delle api minacciate dai pesticidi che chiediamo di bandire. 


sabato 8 giugno 2013

LAVORIAMO 162 GIORNI ALL’ANNO PER PAGARE LE TASSE: UNA VERGOGNA INCREDIBILE!

Tasse, imposte, balzelli. E ancora: balzelli, imposte, tasse. È un cappio che, da quando si inizia a pagare l’obolo allo Stato, continua a stringersi sempre più forte.

Fino a lasciare senza fiato. Sono infatti lievitati a 162 i giorni di lavoro divorati dal fisco in un anno. Mentre il governo dei tecnici s’inventavano nuove tasse per accontentare le richieste di rigore avanzate dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dai tecnocrati di Bruxelles, la pressione fiscale lievitava oltre la soglia drammatica del 55% spingendo migliaia di imprese a chiudere i battenti e centinaia di imprenditori a togliersi la vita.

“Comparando il nostro peso fiscale con gli altri Paesi emerge l’insostenibilità di quello italiano”, spiega lo studio della Confesercenti sulla situazione della pressione fiscale. L’abbassamento della pressione fiscale è più che mai una priorità che non può essere risolta con qualche misura tampone. Le risorse vanno trovate tagliando la spesa pubblica. A certificarlo è stato lo stesso governo nel recente Documento di economia e finanza. “Il nostro è il paese delle tasse, delle troppe tasse – sottolinea la Confesercenti – abbiamo appena segnato il record della pressione fiscale, con il 44% del 2012, e già siamo pronti a superarlo di slancio con l’ulteriore aumento atteso per il 2013 (44,4%)”. E il futuro, sempre stando alle valutazioni ufficiali, non promette nulla di buono: le previsioni “tendenziali”, quelle cioè che diventeranno realtà se non si farà nulla, ci dicono che la maledizione del 44% ci accompagnerà – decimo più, decimo meno – almeno fino al 2017.

Lo studio della Confesercenti ricorda che l’Italia è al primo posto in Europa nel total tax rate (somma delle imposte sul lavoro, sui redditi d’impresa e sui consumi), con un 68,3% che ci vede quasi doppiare i livelli di Spagna e Regno Unito e ci colloca bel oltre quello della Germania (46,8%); ai più alti livelli europei quanto a numero di ore necessarie per adempiere agli obblighi fiscali (269), 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in più rispetto al Germania. In coda, fra i paesi Ocse, nella graduatoria di efficienza della Pubblica Amministrazione, con un valore (0,4) pari a un quarto di quello misurato per la Germania e il Regno Unito. 

Fonte:http://siamolagente.altervista.org 

giovedì 6 giugno 2013

TORTOSA (PSI REGIONE LAZIO): GARA D’APPALTO SENZA AUTORIZZAZIONE NELLA ASL ROMA G, PRESENTATA INTERROGAZIONE PER REVOCARE IL DIRETTORE GENERALE BRIZIOLI

“Nella ASL Roma G la spending review si applica a piacimento: se da un lato il Direttore Generale ha imposto, per motivi di risparmio, la soppressione di acqua, latte , snacks e succhi di frutta per i pazienti ricoverati, dall’altra a gennaio scorso ha indetto una gara da 49.500.000 euro per esternalizzare tutti i servizi di radiologia per un periodo di 84 mesi, senza alcuna autorizzazione regionale. In particolare, senza ricevere l’autorizzazione rilasciata dall’Area Centrale Acquisti e Crediti Sanitari Regionali (DCA), obbligatoria proprio in tema di controllo dei costi delle strutture sanitarie che operano sul territorio laziale.

Per questo motivo, oggi ho presentato un’interrogazione urgente a risposta scritta al Presidente Zingaretti, affinché valuti se procedere alla risoluzione del contratto del Direttore Generale della Asl Roma G, Nazareno Brizioli, così come previsto per decreto dalla Direzione Regionale Assetto Istituzionale. Senza contare, peraltro, che la suddetta gara d’appalto è stata motivo di ricorso presentato al TAR del Lazio da parte della F.S.I. (Federazione Sindacati Indipendenti), in conseguenza del quale l’ASL RM G ha proceduto all’annullamento in autotutela del bando prima della pronuncia definitiva. Una circostanza che rafforza alcune mie perplessità sull’opportunità di mantenere in carica un dirigente  che è tornato sui suoi passi solo a seguito di un’azione giudiziaria, senza considerare preliminarmente gli obblighi necessari per l’indizione di una gara così cospicua”. Così in una nota Oscar Tortosa, Capogruppo PSI al Consiglio della Regione Lazio.


di Vania Di Meo

LA POLITICA NON UNISCE PIÙ E L’EUROPA È UN NEMICO: LA SOCIETÀ IMPERSONALE ARRABBIATA E A RISCHIO DI POPULISMO

Italiani e politica, fine di un amore antico. Il 77% degli italiani considera «mediocri» le persone ai vertici della politica, il 18% le giudica appena sufficienti. Il 37% dei cittadini non ha alcuna fiducia nei politici e il 50% una fiducia molto bassa. Per il 77% degli italiani in politica si fa carriera con raccomandazioni e favoritismi, per il 15% grazie a progressioni automatiche, solo per l'8% in virtù del merito. Se un tempo la politica coinvolgeva, appassionava, era importante per gli italiani, nella «società impersonale» fare politica logora il prestigio di chi la fa. Sono stati più di 14 milioni gli astenuti elle elezioni politiche del febbraio scorso (il 27,8% degli aventi diritto, il più alto tasso di astensione nella storia della Repubblica), con un balzo del 28,2% rispetto alle precedenti elezioni (un incremento superato solo nel 1979, rispetto alle politiche del 1976, quando l'aumento fu del 48,2%). E il dato dell'astensionismo è salito ancora al 37,6% alle ultime elezioni amministrative. Il 56% degli italiani non è coinvolto in nemmeno una delle forme di partecipazione politica non elettorale (firma di petizioni, partecipazione a dibattiti pubblici nazionali o locali, espressione del proprio punto di vista agli eletti ai vari livelli, ecc.): la percentuale è più alta della media europea (42%), superiore a quella di Germania (47%), Grecia (49%), Svezia (36%) e Francia (28%).

Il volto svelato dell'elettore grillino. La Ue come maledizione, il web e i giovani per redimere la democrazia, tanta rabbia per la crisi e contro i politici: sono questi i connotati che distinguono gli elettori del Movimento 5 Stelle rispetto a quelli degli altri schieramenti. Per il 58% degli elettori grillini l'euro è la vera causa dei nostri problemi economici e sociali (la percentuale scende al 55,5% tra gli elettori del centro-destra, al 30,5% tra quelli del centro-sinistra, al 28% tra quelli del centro). Il 27% dei grillini ritiene che, se uscissimo dalla Ue e tornassimo alla lira, l'Italia sarebbe più forte (la pensa allo stesso modo il 37% nel centro-destra, ma solo l'11% nel centro e il 9% nel centro-sinistra). L'Europa è ostaggio dei Paesi forti, Germania in testa, per l'81% dei grillini (la pensa così l'84% nel centro-destra, il 75% tra gli elettori centristi, il 71% nel centro-sinistra). Il web über alles riassume il valore della rete per gli elettori del M5S: il 66% ritiene che Internet conti molto o abbastanza nella formazione delle loro opinioni politiche, dalle decisioni di voto al punto di vista sui vari temi (la percentuale scende al 42% tra gli elettori del centro-sinistra, al 34% tra quelli del centro-destra, al 24% tra quelli del centro). Al vertice delle cose da fare per migliorare la democrazia italiana, il 37% degli elettori grillini mette la partecipazione dei cittadini alle decisioni tramite il web. E, secondo loro, è ora di fare largo ai giovani per migliorare la democrazia (lo pensa il 52%).

Italiani arrabbiati, impauriti e rancorosi: pronti per derive populiste. Negli ultimi tre anni gli italiani sono diventati più preoccupati (52%) e più arrabbiati (50,5%), il 45% ha iniziato a provare rabbia verso politici e istituzioni, il 40% a nutrire una minore fiducia nel futuro (tra i giovani di 18-29 anni questa percentuale sale al 57%) e il 35% ad avere paura. La nostra è una società seduta che non ha grandi speranze per il futuro, che anzi prova timore e reagisce con rabbia e rancore verso la politica. La «società impersonale» vive con la tendenza a fare da spettatrice di quello che accade e poi inveisce contro tutto e tutti: una miscela potenzialmente infiammabile, come accaduto altrove, da populismi abili.

Per quanto dura, la crisi non innescherà la lotta di classe. Se un tempo tutto si coagulava intorno all'appartenenza di classe e all'identità politica, oggi i fattori di tensione sociale sono individuati nel conflitto tra chi paga le tasse e chi non le paga (fattore indicato dal 28,5% degli italiani), tra autoctoni e immigrati (27%), tra ricchi e poveri (18%). Solo il 6% degli italiani avverte tensioni derivanti dalla diversità delle opinioni politiche.


Ci tengono insieme gli stili di vita simili. A tenerci insieme, a farci sentire vicini agli altri, è la comunanza degli stili di vita. Il 26% degli italiani dichiara che le persone alle quali si sentono più vicini sono quelle che hanno stili di vita simili ai loro, cioè che fanno le stesse cose nel tempo libero e hanno un rapporto simile con i consumi. Il 16,5% indica quelle con cui si condividono valori fondamentali, dal patriottismo alla tolleranza. Per il 16% ciò che unisce è l'appartenenza alla stessa generazione, per il 10% vivere in prossimità, per l'8% fare lo stesso lavoro, per il 7% avere lo stesso reddito, e solo quote residuali riconducono il concetto di vicinanza alla dimensione politica (3%) o religiosa (2%). 

Fonte: Censis