sabato 7 dicembre 2013

NESTLÈ ALLA RICERCA GLOBALE DELL’ORO LIQUIDO.

Al Forum mondiale dell’acqua, tenutosi nei Paesi Bassi nel marzo 2000, il principale argomento all'ordine del giorno fu se l’acqua andasse considerata un ‘bisogno’ o un ‘diritto’. La discussione non fu diretta da funzionari delle Nazioni Unite o di governo, come ci si potrebbe aspettare (e anche se fosse stato così, avremmo molto da ridire, NDR), ma piuttosto da alcune delle più grandi società del mondo.

Una delle più grandi era la Nestlé, che insisteva sulla definizione di acqua come ‘necessità’. Nella dichiarazione finale del forum, firmata anche da funzionari governativi si è andato contro l’interesse pubblico, in quanto i governi si sono schierati con le corporazioni (che strano, eh? NDR). Quindi l’acqua è stata etichettata come ‘necessità’ piuttosto che come ‘diritto universale’. Con questo esito, i conglomerati sono stati in grado di trattare la fonte di vita come una merce, sottoponendola esclusivamente alle regole del mercato.

Il Presidente ed ex CEO di Nestlé Peter Brabeck-Letmathe ha notoriamente dichiarato che “l’accesso all’acqua non dovrebbe essere un diritto del pubblico”, e manda quindi squadre tattiche di idrogeologi a caccia della prossima grande fonte di acqua. L’azienda vende in tutto il mondo i propri brand di acqua, in special modo la “Poland” e la “Pure Life” (da noi varie marche: San Pellegrino ed Acqua Vera le più conosciute, NDR) che sono semplicemente acqua di fonte “arricchita” di anidride carbonica. Fa profitti enormi rivendendo a prezzi esorbitanti alle stesse persone a cui sottrae le fonti (In Italia, vedasi il caso Agrigento, NDR).

Nestlé esercita il suo potere aziendale in maniera post-colonialista, sfruttando e drenando le risorse d’acqua globalmente dal Nord America, come nel Maine e in Ontario, ai paesi in via di sviluppo come Etiopia, Pakistan e Nigeria.

L’acqua è il nuovo oro. Gli idrogeologi della Nestlè hanno sostituito i cercatori d’oro di un’epoca passata, e vanno setacciando luoghi tipo il Maine rurale in cerca del prossimo bacino.

Nestlé ha sfruttato le scappatoie nella legge sull’accesso alle acque sotterranee dello stato di Maine, in particolare la legge secondo la quale chi possiede un terreno possiede anche ciò che è sotto.

Quindi la corporation ha utilizzato il suo potere d’acquisto per comprare intere aree poste sopra i bacini. La piccola città di Fryeburg, Maine si è rivelata un perfetto dominio, grazie alla sua posizione su un’enorme falda acquifera. Quello che i residenti di Fryeburg potrebbero ottenere gratuitamente aprendo i loro rubinetti, gli viene rivenduto in una bottiglia di plastica contrassegnata ‘Fonte Poland’. (Così come ad Agrigento erogano poche ora d’acqua a settimana, perchè la fonte S. Rosalia è data in concessione per pochi spiccioli alla Nestlè).
Nel 2004, un guasto alla pompa cittadina causò uno stop al rifornimento idrico di Fryeburg. Ciò scatenò la rabbia contro la corporation svizzera.
Un gruppo di cittadini, che si fa chiamare “I residenti del Maine occidentale per la vita rurale” (WMRFRL) Organizzò una campagna di petizioni contro la Nestlé, in cui sostennero che la multinazionale stava distruggendo la loro qualità di vita.

L’anno seguente, quando la Nestlé annunciò piani per costruire un impianto di “esportazione” dell’acqua di Fryeburg, quelli del WMRFRL erano pronti a combattere. Il Consiglio di pianificazione di Fryeburg aveva inizialmente approvato il permesso a Nestlé, ma si è trovato di fronte la cittadinanza unita. La WMRFRL ebbe successo nel fare appello contro l’approvazione, dicendo che il Consiglio di Pianificazione aveva prestato scarsa attenzione all’impatto ambientale ed economico dell’impianto sulla città, ed aveva contravvenuto al piano regolatore. Di conseguenza, Nestlé ha fece causa alla città.

Negli ultimi cinque anni, la multinazionale di cibo e bevande ha citato in giudizio la città cinque volte, e alla fine ha vinto al suo quinto tentativo nel marzo 2010, nonostante gli sforzi della WMRFRL. La Corte si è pronunciata a favore di Nestlé, perchè a detta loro il piano regolatore di Fryeburg va inteso come una guida piuttosto che un regolamento. (Allora, secondo questo ragionamento, anche noi potremmo costruire quello che ci pare dove ci pare, tanto il piano regolatore è solo una guida!, NDR)

Nonostante gli sforzi dei residenti, Nestlé possiede fondi illimitati da destinare alle spese legali, tanti da mandare in rovina una piccola città (o anche una grande, NDR). La eesistenza non è mai inutile, e sebbene i cittadini di Fryeburg avessero un avversario ricco, coi loro sforzi sono riusciti a farli sudare molto in tribunale, ed a combattere perchè le persone vengano prima del il profitto.

Nei mesi scorsi, il Council of Canadians ha sollevato preoccupazioni circa l’estrazione di acqua di Nestlé ia Hillsburgh in Ontario a causa delle condizioni di siccità che sono diventate sempre più frequenti per via del cambiamento climatico.

Nestlé attualmente ha un permesso fino al 2017, per prendere circa 1,1 milioni di litri di acqua al giorno da Hillsburgh, e svolge le operazioni di imbottigliamento nella vicina città di Aberfoyle. Tutto ciò avviene mentre in tutte le città limitrofe è stato imposto il razionamento dell’acqua durante l’estate.

Come a Fryieburg, gruppi di cittadini canadesi e le ONG hanno combattuto. Maude Barlow, Presidente nazionale del Council of Canadians afferma che “L’Ontario deve dare la priorità alle Comunità, il diritto all’acqua vale più della sete di una società privata a scopo di lucro.” Il movimento si estende a internet, l’organizzazione si è attivata online per sensibilizzare le persone alle attività immorali di molte aziende, e per invitare i cittadini all’azione. Con queste campagne di sensibilizzazione incoraggiano i partecipanti a firmare petizioni online ed a condividere le loro storie attraverso Facebook e Twitter.

La multinazionale, opera nei paesi del terzo mondo in maniera del tutto simile a ciò che fa nel Maine e a Hillsburgh. Ma con effetti peggiori, considerando le condizioni di accesso all’acqua potabile in certi paesi, in special modo dove tale accesso è questione di vita o di morte. Avendo scoperto un mercato redditizio per l’acqua in bottiglia nel sud globale, Nestlé si è ricavata una nicchia in paesi come Etiopia, Pakistan e Nigeria, dove l’acqua potabile di rubinetto è praticamente inesistente.

La Nestlé controlla attualmente più del 70% delle marche nel mercato globale dell’acqua in bottiglia. Tra queste Perrier, San Pellegrino e Vittel. Questo caso presenta un altro esempio dell’atteggiamento neoliberista postcolonialista dei giganti multinazionali come Nestlé, che tentano di soggiogare milioni di esseri umani sopprimendone i bisogni e mercificando tutto, anche ciò che non dovrebbe mai avere un prezzo.

Documentari come lo svizzero “Vita in bottiglia” (2012) e l’americano “Blue Gold”, uscito nel 2008, così come la sorveglianza continua di siti di attivisti, servono a diffondere la consapevolezza delle tattiche di bullismo aziendale di Nestlé. Ci deve essere un cambiamento nella gestion delle risorse idriche globali, occorre un dialogo internazionale, e le aziende vanno controllat maggiormente, ed il loro operato reso trasparente.


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