giovedì 6 giugno 2013

LA POLITICA NON UNISCE PIÙ E L’EUROPA È UN NEMICO: LA SOCIETÀ IMPERSONALE ARRABBIATA E A RISCHIO DI POPULISMO

Italiani e politica, fine di un amore antico. Il 77% degli italiani considera «mediocri» le persone ai vertici della politica, il 18% le giudica appena sufficienti. Il 37% dei cittadini non ha alcuna fiducia nei politici e il 50% una fiducia molto bassa. Per il 77% degli italiani in politica si fa carriera con raccomandazioni e favoritismi, per il 15% grazie a progressioni automatiche, solo per l'8% in virtù del merito. Se un tempo la politica coinvolgeva, appassionava, era importante per gli italiani, nella «società impersonale» fare politica logora il prestigio di chi la fa. Sono stati più di 14 milioni gli astenuti elle elezioni politiche del febbraio scorso (il 27,8% degli aventi diritto, il più alto tasso di astensione nella storia della Repubblica), con un balzo del 28,2% rispetto alle precedenti elezioni (un incremento superato solo nel 1979, rispetto alle politiche del 1976, quando l'aumento fu del 48,2%). E il dato dell'astensionismo è salito ancora al 37,6% alle ultime elezioni amministrative. Il 56% degli italiani non è coinvolto in nemmeno una delle forme di partecipazione politica non elettorale (firma di petizioni, partecipazione a dibattiti pubblici nazionali o locali, espressione del proprio punto di vista agli eletti ai vari livelli, ecc.): la percentuale è più alta della media europea (42%), superiore a quella di Germania (47%), Grecia (49%), Svezia (36%) e Francia (28%).

Il volto svelato dell'elettore grillino. La Ue come maledizione, il web e i giovani per redimere la democrazia, tanta rabbia per la crisi e contro i politici: sono questi i connotati che distinguono gli elettori del Movimento 5 Stelle rispetto a quelli degli altri schieramenti. Per il 58% degli elettori grillini l'euro è la vera causa dei nostri problemi economici e sociali (la percentuale scende al 55,5% tra gli elettori del centro-destra, al 30,5% tra quelli del centro-sinistra, al 28% tra quelli del centro). Il 27% dei grillini ritiene che, se uscissimo dalla Ue e tornassimo alla lira, l'Italia sarebbe più forte (la pensa allo stesso modo il 37% nel centro-destra, ma solo l'11% nel centro e il 9% nel centro-sinistra). L'Europa è ostaggio dei Paesi forti, Germania in testa, per l'81% dei grillini (la pensa così l'84% nel centro-destra, il 75% tra gli elettori centristi, il 71% nel centro-sinistra). Il web über alles riassume il valore della rete per gli elettori del M5S: il 66% ritiene che Internet conti molto o abbastanza nella formazione delle loro opinioni politiche, dalle decisioni di voto al punto di vista sui vari temi (la percentuale scende al 42% tra gli elettori del centro-sinistra, al 34% tra quelli del centro-destra, al 24% tra quelli del centro). Al vertice delle cose da fare per migliorare la democrazia italiana, il 37% degli elettori grillini mette la partecipazione dei cittadini alle decisioni tramite il web. E, secondo loro, è ora di fare largo ai giovani per migliorare la democrazia (lo pensa il 52%).

Italiani arrabbiati, impauriti e rancorosi: pronti per derive populiste. Negli ultimi tre anni gli italiani sono diventati più preoccupati (52%) e più arrabbiati (50,5%), il 45% ha iniziato a provare rabbia verso politici e istituzioni, il 40% a nutrire una minore fiducia nel futuro (tra i giovani di 18-29 anni questa percentuale sale al 57%) e il 35% ad avere paura. La nostra è una società seduta che non ha grandi speranze per il futuro, che anzi prova timore e reagisce con rabbia e rancore verso la politica. La «società impersonale» vive con la tendenza a fare da spettatrice di quello che accade e poi inveisce contro tutto e tutti: una miscela potenzialmente infiammabile, come accaduto altrove, da populismi abili.

Per quanto dura, la crisi non innescherà la lotta di classe. Se un tempo tutto si coagulava intorno all'appartenenza di classe e all'identità politica, oggi i fattori di tensione sociale sono individuati nel conflitto tra chi paga le tasse e chi non le paga (fattore indicato dal 28,5% degli italiani), tra autoctoni e immigrati (27%), tra ricchi e poveri (18%). Solo il 6% degli italiani avverte tensioni derivanti dalla diversità delle opinioni politiche.


Ci tengono insieme gli stili di vita simili. A tenerci insieme, a farci sentire vicini agli altri, è la comunanza degli stili di vita. Il 26% degli italiani dichiara che le persone alle quali si sentono più vicini sono quelle che hanno stili di vita simili ai loro, cioè che fanno le stesse cose nel tempo libero e hanno un rapporto simile con i consumi. Il 16,5% indica quelle con cui si condividono valori fondamentali, dal patriottismo alla tolleranza. Per il 16% ciò che unisce è l'appartenenza alla stessa generazione, per il 10% vivere in prossimità, per l'8% fare lo stesso lavoro, per il 7% avere lo stesso reddito, e solo quote residuali riconducono il concetto di vicinanza alla dimensione politica (3%) o religiosa (2%). 

Fonte: Censis 

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