martedì 30 ottobre 2012

Qual è il limite degli “ordini da eseguire”? Una domanda alla coscienza dei “tutori dell’ordine”


Sono giorni di manifestazioni di massa nelle capitali delle nazioni europee maggiormente colpite dalla “crisi”. La scena che si ripete è sempre la stessa: manifestanti da una parte, forze dell’ordine dall’altra, a fare scudo tra i primi e i contestati (i cosiddetti “potenti” inutilmente identificati coi parlamentari). Col risultato che nessun manifestante riesce neppure ad intravedere questi ultimi, ma solo degli agenti bardati come dei “robocop” che per contratto si dispongono in mezzo, ricorrendo, a loro discrezione, all’uso della forza.

Questo miserrimo risultato basti a chiarire quanto può essere utile “scendere in piazza”, per giunta su impulso di chissà chi, dato che non è mai accaduto che “spontaneamente” una folla di persone si muova all’unisono, checché ne possano pensare i diretti interessati.


Qual è il limite degli “ordini da eseguire”? Una domanda alla coscienza dei “tutori dell’ordine”

lunedì 29 ottobre 2012

AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA LANCIA LA CAMPAGNA "IO SONO LA VOCE" CONTRO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI DELLE DONNE IN MEDIO ORIENTE E NORDAFRICA. SMS AL 45509 DAL 29 OTTOBRE AL 25 NOVEMBRE 2012



Negli ultimi mesi milioni di persone sono scese nelle piazze dei paesi del Medio Oriente e del Nordafrica per chiedere dignità, diritti umani, giustizia, fine dell’oppressione e della discriminazione.

Tra queste persone sono migliaia le donne che hanno messo a repentaglio la propria vita, sfidando vecchi e nuovi regimi repressivi, per difendere i diritti umani fondamentali e promuovere le riforme e l'uguaglianza.

Amnesty International Italia ha scelto di lavorare al fianco di queste donne coraggiose perché cessino le violazioni dei diritti umani nei loro confronti e siano adottate leggi che pongano fine alla discriminazione di genere.

Per questo Amnesty International Italia lancia “Io sono la voce”, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite SMS solidale al 45509, attiva dal 29 ottobre al 25 novembre, data quest’ultima in cui ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM Vodafone, Wind, 3 PosteMobile, CoopVoce e Nòverca. Sarà di 2 euro per ciascuna chiamata da rete fissa TWT e di 2 o 5 euro per ciascuna chiamata da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastwebnet.

I fondi raccolti grazie a questa iniziativa consentiranno ad Amnesty International di stare accanto alle donne del Medio Oriente e del Nordafrica, sostenerle e proteggerle dalla discriminazione e dalla violenza nonché porre l’attenzione sui diritti delle donne a rischio in paesi come Iran, Siria, Tunisia, Arabia Saudita, Egitto e Bahrein.

Nello specifico, attraverso missioni di ricerca nei paesi dell’area, attività congiunte con partner locali, pressione sulle istituzioni nazionali mediante incontri diretti e/o la mobilitazione delle attiviste e degli attivisti di Amnesty International nel mondo, il progetto si propone di ottenere la liberazione di tutte le donne in carcere per aver difeso i diritti umani; porre fine alle politiche e alle leggi discriminatorie che pregiudicano la parità di diritti tra uomini e donne; far dichiarare fuorilegge pratiche aberranti che colpiscono le donne in quanto tali nella loro integrità fisica e morale; favorire l'adozione di garanzie legislative e costituzionali per l'uguaglianza di genere; assicurare che le donne prendano parte ai processi decisionali sul futuro dei paesi in transizione e che siano protette, come gruppo particolarmente vulnerabile, nei paesi in cui sono in corso conflitti interni o viene esercitata una forte repressione politica.

Tra le molte persone che saranno accanto ad Amnesty International Italia nelle prossime quattro settimane, testimonial d’eccezione della campagna “Io sono la voce” sono Cesara Buonamici, Barbara d’Urso e Antonella Elia, che hanno scelto di sostenere la causa di queste donne concedendo gratuitamente il proprio volto e la propria voce. 

martedì 23 ottobre 2012

CENSIS:SENZA LA CONTRAFFAZIONE 110.000 POSTI DI LAVORO IN PIÙ


Il mercato del falso vale 6,9 miliardi di euro e ne sottrae al fisco 1,7

Il fatturato del mercato del falso nel nostro Paese vale 6,9 miliardi di euro. I settori più colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi di euro), il comparto cd, dvd e software (1,8 miliardi di euro) e i prodotti alimentari (1,1 miliardi di euro). La stima emerge da una ricerca realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico sull’impatto della contraffazione sul sistema-Paese.

L’impatto della contraffazione sull’economia legale è pesantissimo. Se i prodotti contraffatti fossero venduti sul mercato legale si avrebbero 13,7 miliardi di euro di produzione aggiuntiva, con conseguenti 5,5 miliardi di euro di valore aggiunto. La produzione aggiuntiva genererebbe acquisti di materie prime, semilavorati e servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 4,2 miliardi di euro. E la produzione complessiva degli stessi beni in canali ufficiali assorbirebbe circa 110.000 unità di lavoro a tempo pieno.

Il mercato dei prodotti contraffatti genera un mancato gettito fiscale di 1,7 miliardi di euro. Riportare sul mercato legale la produzione dei beni contraffatti significherebbe anche avere un gettito aggiuntivo per imposte dirette e indirette (compresa la produzione indotta) di 4,6 miliardi di euro.

A costituire una seria minaccia per il sistema produttivo italiano non è solo la contraffazione dei marchi, ovvero la riproduzione e commercializzazione di articoli che recano illecitamente un marchio identico a uno registrato. Perché sul mercato del falso sono altrettanto diffusi altri illeciti. Come la contraffazione di design, ovvero la riproduzione e commercializzazione di articoli che costituiscono copie illecite di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati. Questo fenomeno colpisce soprattutto la pelletteria, ma anche gli oggetti d’arredamento, per l’illuminazione, i casalinghi. C’è poi l’abuso dell’indicazione di origine «made in Italy» e di analoghe indicazioni: si spacciano per italiani prodotti che hanno in tutto o in parte origini diverse. Questo fenomeno interessa soprattutto il settore alimentare, ma colpisce anche quello delle calzature, altrettanto esposto all’«Italian sounding». C’è poi il fenomeno dell’importazione parallela, ovvero la commercializzazione in Italia di prodotti destinati a un Paese diverso ma venduti da noi, attraverso canali non ufficiali, a prezzi inferiori a quelli normalmente praticati. Riguarda, ad esempio, il settore dei cosmetici.

A destare allarme è la capacità dei contraffattori di intervenire in qualsiasi settore merceologico, su qualsiasi tipologia di prodotto (da quelli di gamma alta a quelli di bassa qualità) e su qualsiasi canale di vendita (con un grande sviluppo, nell’ultimo periodo, delle vendite su Internet). La gamma dei beni contraffatti si è estesa al punto tale che non esiste prodotto che non possa essere imitato e venduto. Si copia di tutto: dagli accessori di abbigliamento ai gioielli, alle calzature, agli oggetti di design, ai giocattoli, ai cosmetici, perfino i medicinali.

E desta preoccupazione soprattutto che il mercato del falso si alimenta grazie alla presenza di una domanda consistente da parte dei consumatori. Si tratta di acquirenti indifferenti al fatto di compiere un atto illecito, convinti di fare un affare, soddisfatti di entrare in possesso dell’oggetto desiderato senza dover pagare prezzi troppo alti. 

mercoledì 17 ottobre 2012

ITALIA GLI ULTIMI IN EUROPA PER RISORSE DESTINATE ALLA PROTEZIONE SOCIALE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ


Si spendono 438 euro pro-capite annui, meno della media europea (531 euro), lontanissimi dal Regno Unito (754 euro). Indietro nell’inserimento lavorativo, poche risorse per la scuola. Il modello italiano rimane assistenzialistico, responsabilità scaricate sulle famiglie

Con 438 euro pro-capite annui, l’Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea (531 euro) nella graduatoria delle risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. In Francia si arriva a 547 euro per abitante all’anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del nostro Paese. Ancora più grande è la sproporzione tra le misure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, ossia sotto forma di beni e servizi. In quest’ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro). È quanto emerge da una ricerca promossa dalla Fondazione Cesare Serono e realizzata dal Censis sui bisogni ignorati delle persone con disabilità, basata sul confronto con gli altri Paesi europei dell’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana.

Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall’Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Ma il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione delle capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità.

L’Italia è ancora molto indietro sul fronte dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, come dimostrano i dati sui tassi di occupazione. Le differenti definizioni di disabilità in uso nei diversi Paesi europei rendono difficile il confronto. Ma ad esempio in Francia, dove il 4,6% della popolazione (una quota simile a quella italiana) ha un riconoscimento amministrativo della propria condizione di disabilità, si arriva al 36% di occupati tra i 45-64enni disabili, mentre in Italia il tasso si ferma al 18,4% tra i 15-44enni e al 17% tra i 45-64enni.

Anche i dati prodotti dalle ricerche della Fondazione Cesare Serono e del Censis evidenziano le enormi difficoltà che queste persone incontrano, sia a trovare un lavoro una volta completato il percorso formativo (è il caso delle persone con sindrome di Down e degli autistici), sia a mantenere l’impiego a fronte di una malattia cronica che causa una progressiva disabilità (è il caso delle persone con sclerosi multipla). Meno di una persona Down su 3 lavora dopo i 24 anni, e il dato scende al 10% tra gli autistici con più di 20 anni. Meno della metà delle persone con sclerosi multipla tra i 45 e i 54 anni è occupata, a fronte del 12,9% di disoccupati e del 23,5% di pensionati.

Per fornire una mappa dell’offerta sanitaria e socio-sanitaria su cui possono contare i disabili italiani è stata realizzata un’indagine nazionale che ha coinvolto tutte le 147 Asl e che si basa sulle risposte di 35 di esse. Con riferimento ai servizi disponibili per le persone Down, 19 Asl su 24 indicano la presenza di servizi di neuro e psico-motricità dell’età evolutiva e di logopedia, 16 segnalano l’attivazione di progetti di educazione all’autonomia e 17 di altri servizi. Per quel che riguarda i pazienti affetti da disturbi dello spettro autistico, 21 Asl su 24 segnalano l’offerta di servizi di logoterapia e 18 su 24 garantiscono la terapia per la psicomotricità. Per quanto riguarda i servizi per i pazienti affetti da sclerosi multipla, l’offerta delle Asl si concretizza soprattutto in riabilitazione motoria e logopedia, la prima garantita praticamente dalla totalità delle Asl, la seconda dalla metà. Per i pazienti con la malattia di Parkinson, tutte le Asl hanno segnalato di garantire la riabilitazione motoria, la metà quella del linguaggio, un terzo la terapia occupazionale.

L’inclusione scolastica occupa un posto centrale nel panorama delle politiche di inserimento sociale delle persone con disabilità. In Italia però sono poche le scuole speciali dedicate ad alunni con problematiche sanitarie complesse. Ma la legge obbliga tutte le scuole pubbliche e private ad accettare l’iscrizione degli alunni con disabilità. Se è vero che l’esperienza italiana rappresenta un’eccellenza, le risorse dedicate alle attività di sostegno e di integrazione degli alunni con disabilità nella scuola appaiono spesso inadeguate. Nell'anno scolastico 2010-2011 circa il 10% delle famiglie degli alunni con disabilità ha presentato un ricorso al Tribunale civile o al Tribunale amministrativo regionale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.