venerdì 21 dicembre 2012

EMERGENZA RIFIUTI : 2013 ODISSEA MALAGROTTA


Il super invaso della Valle Galeria resterà aperto anche per il nuovo anno. Battaglia sulla tempistica. L’Europa minaccia pesanti sanzioni. Bufera su Alemanno timento nel rispetto della normativa di riferimento». « E' questione di settimane ma riusciremo

Anche quest'anno Babbo Natale non porterà sotto l'albero dei romani una nuova discarica dei rifiuti. Il miracolo non è avvenuto. Sarà stato forse il peso della profezia dei Maya. O forse l'atmosfera non troppo gioiosa dello shopping. Con il fallimento (l'ennesimo) del bando per portare i rifiuti all'estero non rimane che prorogare Malagrotta. E cioè la discarica di sempre. Presa di mira dall'Europa per le sue dimensioni da record (vedi box in pagina) e i veleni sottostanti la falda (vedi pagina a fianco). L'emergenza dunque continua e non è bastato nemmeno l’annuncio dell’arrivo di un super commissario a risolverla. Ieri il delegato del Governo in carica Goffredo Sottile ha ammesso: «Arrivati a questo punto, pur- troppo la proroga di Mala- grotta ci sarà». L'Ottavo Colle di Roma continuerà dunque - insieme a un altro impianto di proprietà della Colari dell'avvocato Manlio Cerroni - ad accogliere al- meno tre terzi dei rifiuti «tal quale»: circa 3.300 tonnellate al giorno.

Sulla tempistica sarà però battaglia. Come i suoi predecessori Sottile potrebbe optare per i “soliti” sei mesi, ma voci di corridoio parlano di un rinvio ad apri- le, periodo “tecnico” per aprire il nuovo invaso sostitutivo a Monti dell’Ortaccio. Tutto dipenderà dal confronto atteso nelle prossime ore con il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che ieri alla notizia della deroga si è detto alquanto sconcertato. «Nella legge di stabilità è inserita una norma ad hoc per gestire la transazione dalla situazione dei rifiuti attuale a quella di una situazione che rispetti la legge fondata sul recupero dei rifiuti stessi - ha detto il ministro.

Più si recupera meno rifiuti vanno in discarica e meno costi ci sono. Il fatto che il Comune di Roma abbia pensato a trasferire i rifiuti all'estero e' una soluzione, per quanto mi riguarda, sconsigliabile e il fatto che l'asta voluta da Ama sia andata deserta e' il segno che una soluzione di questo tipo non solo e' complicata ma anche molto costosa. Speriamo - continua - che il Comune di Roma pensi ad una soluzione alternativa più' valida e meno costosa». E per la municipalizzata capitolina la soluzione ci sarebbe. «Oltre alla massima spinta alla raccolta differenziata e alla massima efficienza produttiva degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) - si legge in una nota di Ama - sono già state avviate le trattative per installare impianti di tritovagliatura e separazione dei rifiuti indifferenziati residui da mandare in di- scarica. Attraverso questo metodo sarà possibile utiizzare gli impianti di smaltimento nel rispetto della normativa di riferimento». « E' questione di settimane ma riusciremo a dare risposte» - ha assicurato ieri Alemanno. Comunque sia, i rifiuti che non andranno al-l'estero dovranno essere trasferiti altrove: si pensa a regioni italiane (quali?).

E queste «spedizioni» di immondizia si tradurranno probabilmente in un nuovo aumento della Ta.Ri., la tariffa sui rifiuti, dopo quelli dell'ultimo anno.

I trasferimenti, infatti, costeranno (è una previsione del Cda Ama) «la spesa complessiva massima presunta di 100 milioni e 800 mila euro, omnicomprensiva ma al netto dell'Iva se dovuta». Spesa che «graverà sul budget aziendale come segue: anno 2013, euro 63 milioni, 31.5 per la gara e 31.5 milioni per la procedura negoziata; anno 2014, euro 37 milioni e 800 mila». Calcoli che non piacciono all'opposizione in Campidoglio. «Sono passati quattro anni e mezzo, Roma è ormai in emergenza tanto che il governo ha istituito la figura del super commissario e l'Amministrazione di destra è ancora agli annunci. Alemanno dovrebbe dimettersi» dice Umberto Marroni, capogruppo Pd di Roma. In allerta, per ora, i comitati, che chiedono l’utilizzo delle discariche esistenti. Secondo uno studio Roma e provincia con i loro impianti potrebbero farcela per almeno sei mesi. Poi ci penseranno il nuovo sindaco e presidente della Regione ad assumersi “finalmente” le proprie responsabilità. Sperando che il vento cambi decisamente rotta.

di Carmine Seta

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