venerdì 20 gennaio 2012

AUMENTO DELLA CO2, PESCI A RISCHIO

Due studi condotti dall’Iamc-Cnr indagano gli effetti negativi sugli organismi marini degli elevati livelli di anidride carbonica negli oceani: disfunzioni nello spostamento e nell’allontanamento dai predatori. Le ricerche sono pubblicate su Biology Letters e Nature Climate Change.

La concentrazione di anidride carbonica negli oceani è in continuo aumento, con potenziali conseguenze negative sulla vita degli organismi marini. Due recenti ricerche, condotte da Paolo Domenici dell’Istituto per l’ambiente marino e costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Oristano (Iamc-Cnr) con i ricercatori della James Cook University e dell’ Università di Oslo, evidenziano effetti deleteri e rischiosi sui pesci, come la perdita della naturale tendenza a spostarsi preferenzialmente su un lato davanti a un ostacolo e di quella ad allontanarsi dall'odore di un predatore.

Il primo studio, effettuato nella barriera corallina australiana e pubblicato su Biology Letters, dimostra con i livelli di CO2 previsti nel 2100 la perdita della lateralizzazione, ovvero della preferenza per il lato destro o sinistro durante gli spostamenti quando si trovano davanti a un ostacolo”, spiega Domenici. “Un altro, appena pubblicato su Nature Climate Change, rileva che i pesci invertono la capacità di allontanarsi dall’odore di un predatore, con ovvie e pericolose conseguenze per la loro sopravvivenza”.

Alcuni studi avevano dimostrato gli effetti negativi dell’aumento di anidride carbonica negli oceani per gli organismi con gusci calcarei e le alterazioni sensoriali indotte da tale fenomeno nei pesci. “Ora abbiamo scoperto che queste disfunzioni comportamentali, di cui non si conosceva il meccanismo, sono dovute al malfunzionamento del GABA-A, un recettore del sistema nervoso centrale con fondamentali effetti su diversi tipi di neuroni che dipende dalle quantità relative di ioni quali cloro e bicarbonato, a loro volta alterate dall’esposizione a livelli elevati di CO2”, prosegue il ricercatore Iamc-Cnr.

I ricercatori hanno dimostrato tale meccanismo mediante un esperimento: “Dopo essere stati sottoposti alla alta concentrazione di anidride carbonica, i pesci venivano esposti alla gabazina, una sostanza che blocca il recettore GABA-A: dopo trenta minuti di trattamento tornavano a sfuggire ai predatori e riguadagnavano la loro preferenza laterale”, conclude Domenici.Poiché tale recettore è quasi universalmente presente nel sistema nervoso centrale degli organismi è perciò possibile che l’incremento negli oceani della CO2, aumentata del 40% negli ultimi due secoli e stimata per la fine del secolo tra 700-900 parti per milione contro le attuali 380 ppm, abbia enormi conseguenze sul comportamento e la sopravvivenza di numerose specie marine”.  

Fonte: CNR

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