venerdì 17 giugno 2011

RADIAZIONI, A 50 KM DA FUKUSHIMA È ALLARME PER LA SALUTE DEI BAMBINI

Sangue dal naso, diarrea, debolezza. I sintomi manifestati dai ragazzini destano preoccupazione tra i medici: alcuni li definiscono "inspiegabili", altri prescrivono analisi del sangue per verificare la perdita di globuli bianchi, conseguenza dell'esposizione a radiazioni.

Pubblicati i primi dati sui probabili effetti nocivi sulla salute dei bambini esposti alle radiazioni del materiale radioattivo disperso dalla centrale nucleare di Fukushima. E a farlo non è il popolo di Internet ma l’edizione del 16 giugno del Tokyo Shimbun, un quotidiano cartaceo letto da circa un milione di persone, specie nell’area di Tokyo e di Kanto.

Il Tokyo Shimbun riporta che molti bambini di Koriyama, una città di circa 350.000 abitanti situata a 50 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, soffrono di inspiegabile perdita di sangue dal naso, debolezza e diarrea. E a tutt’oggi i medici non sono in grado di spiegarne la causa. Scrive che il 12 giugno un’organizzazione no-profit chiamata Il ponte per Chernobyl ha aperto una clinica medica a Koriyama. Preoccupati per gli effetti dell’esposizione alla radiazioni, 50 famiglie hanno portato a visitare i loro figli con sintomi di diarrea, perdita di sangue dal naso e perdita di forze. Una donna di 39 anni madre di due bambini, che se ne è andata da Koriyama dopo l’11 marzo per tornare alla fine del mese, ha detto al medico che dagli inizi di aprile sua figlia di 6 anni perde ogni giorno sangue dal naso. Il medico di famiglia ha imputato l’epistassi all’allergia al polline. L’altro figlio, di appena 2 anni, ha perso sangue dal naso dalla fine di aprile a tutto maggio. Il pediatra non è stato in grado di dire con assoluta certezza se questo era dovuto all’effetto delle radiazioni ma ha ordinato di fare un’analisi del sangue per controllare il numero di globuli bianchi. I primi sintomi delle malattie dovuti agli effetti delle radiazioni sull’uomo sono infatti perdita di globuli bianchi, nausea, vomito e mal di testa.   

La madre ha detto che circa il 10% degli studenti delle elementari aveva lasciato la scuola di Koriyama. Nella città dipende alle singole scuole decidere se lasciar bere ai bambini il latte fornito dalla struttura e prodotto localmente. Il latte tende infatti a concentrare il materiale radioattivo. La madre ha detto che nella sua scuola decidono i genitori ma che lei aveva permesso alla figlia di berlo perché la piccola non voleva sentirsi esclusa dagli altri bambini. Se è vero che in genere i bambini tendono a imitare quello che fanno i loro compagni, questo è tanto più vero in Giappone, dove la conformità rispetto al gruppo è un tratto culturale particolarmente forte.

Un uomo di 40 anni padre di una neonata di 4 mesi era così preoccupato da non portare mai fuori la figlia, dicendo che non loro sapevano come difendersi. Tutti hanno detto di non fidarsi perché i dottori dicevano cose diverse fra loro e i burocrati del governo avevano lasciato vivere gli abitanti a Fukushima dopo il disastro per oltre un mese, evacuandoli solo dopo che il livello di radiazioni si era abbassato.

Il Tokyo Shimbun dice che a Koriyama un monitor per determinare le radiazioni radioattive, piazzato vicino a un cespuglio basso, misurava 2,33 microsievert per ora. La quantità di radiazioni diminuiva man mano che l’apparecchio veniva alzato. Da metà maggio in poi la media delle radiazioni a Koriyama è stata di 1,3 microsievert ma vivendo per un anno in un posto con questa quantità l’esposizione cumulativa diventa molto superiore e nociva.    

Molte famiglie hanno dichiarato di non aver potuto lasciare la zona inquinata dalle radiazioni perché non avrebbero saputo come sopravvivere. Tuttavia, il Japan Today riporta che sono stati interrotti gli aiuti dati come compensazione a 150 famiglie colpite dal disastro a Minamisoma, nella prefettura di Fukushima, perché contati come reddito.  

La Tepco, la società titolare della centrale in avaria di Fukushima Dai-ichi, ha annunciato di voler coprire una delle costruzioni che ospitano i reattori per fermare la fuoriuscita del gas fino a che non trova una soluzione migliore. Come, per esempio, una specie di tumulazione dell’impianto nel cemento, un “sarcofago” simile a quello costruito sui resti dell’impianto di Chernobyl distrutto nell’aprile 1986. 

Nonostante i test dell’ente governativo statunitense Food and Drug Administration, che ha rassicurato i cittadini che il pesce e gli altri prodotti commestibili importati dal Giappone sono sicuri, uno studio presentato al congresso annuale dell’Institute of Food Technologists rivela che 3 americani su 4 non si fida a comprare cibo dal Giappone. L’unica nota positiva è che l’incidente di Fukushima ha sensibilizzato il mondo verso i rischi della produzione di energia nucleare e ha orientato intere nazioni verso la produzione di energie rinnovabili. L’India per esempio ha appena annunciato di investire in modo massiccio sulla produzione di energia solare. In Australia un’indagine compiuta su 14.000 persone rivela che l’86% di queste vuole che il paese dipenda esclusivamente dall’energia rinnovabile.

di Enrica Garzilli

Vedi anche: L'oncologo e presidente dell'Agenzia per la sicurezza atomica italiana Umberto Veronesi si dice dispiaciuto. E ridimensiona proprio l'allarme nipponico, proprio nel momento in cui le autorità di Tokyo dispongono un controllo a tappetto in città per verificare il pericolo di radiazioni (leggi l'articolo)



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