giovedì 23 giugno 2011

EPIDEMIA SI ABBATTE SUI NOMADI NUKAK

Una malattia respiratoria si è abbattuta su una delle ultime tribù nomadi dell’Amazzonia, già gravemente decimata da influenza e malaria.
Una ragazza Nukak in un campo profughi nei pressi di San José, Colombia.
© David Hill/Survival
Circa 35 Nukak-Maku, tra cui nove bambini, sono stati ricoverati presso l’ospedale di San José del Guaviare, nell’amazzonia colombiana meridionale. 

Il consulente sanitario Héctor Muñoz ha dichiarato alla radio nazionale che l’ospedale si trovava già oltre le sue capacità e che pertanto ad alcuni Nukak sono stati forniti solo dei letti di fortuna.

Da quando i guerriglieri e i baroni della droga li hanno cacciati dalle foreste natali, molti membri della tribù vivono in campi profughi nei sobborghi di San José.

Dal 1988, anno della prima loro uscita dall’isolamento, più della metà della popolazione è stata sterminata.   
Donna Nukak con bambino.
© David Hill/Survival
A differenza di molte tribù amazzoniche, i Nukak-Maku si spostano in continuazione. Sono cacciatori-raccoglitori nomadi e abitano in dimore temporanee nel folto della foresta racchiusa tra i fiumi.

I coltivatori di coca hanno occupato le loro terre ormai da molti anni facendo scatenare nell’area una violenta guerra civile che impedisce alla tribù il ritorno a casa.

Survival ha scritto al Ministro della sanità colombiano chiedendogli di intervenire immediatamente per salvaguardare la salute dei Nukak.  

La notizia è davvero molto graveha commentato il direttore generale di Survival Stephen Corry. "Dopo tutti questi anni, la situazione dei Nukak resta inalterata: non hanno casa, salute e prospettive di una vita migliore. E il paradosso è che questo tragico fardello non esisterebbe nemmeno, né per i Nukak né per lo stato, se solo i Nukak potessero tornare nella loro foresta – così come anelano disperatamente a fare."

Nel maggio 2006, il tragico esodo di un gruppo di Nukak dalla foresta sotto il fuoco incrociato dei guerriglierei e dell’esercito colombiano fu raccontato in modo superficiale e irresponsabile da gran parte della stampa internazionale e italiana suscitando vasta indignazione pubblica.


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