mercoledì 16 febbraio 2011

LA BEI SOSTIENE LA FUGA DI CAPITALI DALLO ZAMBIA

La rete internazionale Counter Balance, di cui fa parte CRBM, è entrata in possesso di documenti che dimostrano come la compagnia svizzera Glencore, finanziata dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), abbia eluso il pagamento delle tasse sui profitti realizzati in Zambia.

La Mopani Copper Mine, registrata in Zambia ma di proprietà della Glencore, ha ricevuto dalla BEI 48 milioni di euro con finalità di sviluppo per le attività relative a una miniera di rame e cobalto nel nord del Paese africano.

Le carte di un audit realizzata sul progetto dallo studio statunitense Grant Thornton e da quello norvegese Econ Poyri evidenziano un inesplicabile raddoppio dei costi della compagnia nel triennio 2005-07. Costi inflazionati in maniera artificiale per minimizzare i profitti registrati sui libri contabili e per così ridurre drasticamente le tasse da pagare. Gli auditors, inoltre, hanno messo in evidenza come la Mopani Copper Mine abbia ostacolato la procedura di auditing “in ogni passaggio” e come gli stessi libri contabili fossero incompleti, tanto che “i costi di Mopani non possono essere ritenuti attendibili sulla vera natura delle spese sostenute per le attività minerarie svolte”.

Val la pena rammentare che nel settembre 2008, davanti al Parlamento europeo Nicolas Sarkozy, in qualità di presidente di turno della Commissione UE, aveva dichiarato che le compagnie e le banche che operano servendosi dei paradisi fiscali non devono ricevere sostegni pubblici di nessuna forma.

“In base all’audit, è difficile credere come possano essere state raggiunte le finalità di sviluppo legate al prestito della BEI” ha dichiarato Caterina Amicucci della CRBM. “E’ evidente che la Glencore ha trasferito i suoi profitti in Svizzera, noto paradiso fiscale, senza assolvere ai relativi obblighi fiscali, privando così lo Zambia di preziose risorse per la spese sociali di quel Paese” ha aggiunto la Amicucci. “La BEI deve assumersi le sue responsabilità, così come c’è la necessità urgente che il Parlamento europeo conduca un’indagine indipendente su quanto accaduto e obblighi la multinazionali a pubblicare i loro conti Paese per Paese” ha concluso la Amicucci.

Già lo scorso dicembre la Crbm aveva rilanciato in Italia un nuovo rapporto di Counterbalance che denunciava come la miniera che non serve allo sviluppo economico dello Zambia, ma devasti l'ambiente senza mezzi termini, visto che una delle condizioni attaccate al prestito della Bei era il miglioramento delle condizioni dell'aria della regione. Una simile evenienza non si è verificata, anzi, si è registrato un peggioramento dovuto ai lavori collegati alla miniera. La Glencore non è nuova a critiche sulle conseguenze nefaste delle sue attività. Nel 2008, infatti, ha ricevuto il poco ambito “premio” di peggior corporation dell'anno al Public Eye Award che si tiene in contemporanea con il Global Economic Forum di Davos.

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