lunedì 21 febbraio 2011

FRATTINI NON CONDANNA GHEDDAFI E AVVERTE: “L’EUROPA NON ESPORTI LA DEMOCRAZIA”

Mentre Francia e Germania assumono una posizione fortemente critica nei confronti del regime libico, il governo italiano "non interferisce" e diffida l'Europa dall'imporre il proprio modello a Tripoli.

“L’Europa non deve esportare la democrazia”. Ne è convinto il ministro degli Esteri Franco Frattini che, a margine della riunione dei capi delle diplomazie europee a Bruxelles, è intervenuto sulla situazione libica. Una dichiarazione lontanissima dalle posizioni espresse dai leader degli altri paesi europei, soprattutto alla luce del fatto che le forze armate italiane sono state mandate a “esportare la democrazia” in Iraq (per ben due volte) e in Afghanistan.  

La linea del titolare della Farnesina sulla pesantissima crisi politica e sociale in Libia è quindi quella della non interferenza: “Noi vogliamo sostenere il processo democratico – continua il ministro – ma non dobbiamo dire ‘questo è il nostro modello europeo, prendetelo’. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo, della sua ownership". 

Una posizione che stona con quanto espresso dai titolari della diplomazia di tutti i paesi europei e degli Stati Uniti. Solo per fare qualche esempio la Germania, per voce del ministro degli Affari europei Werner Hoyer, si è detta “preoccupata e indignata” per “la violenza impiegata dalle autorità dello Stato in Libia e in altri stati” del Nord Africa. Una posizione condivisa anche dalla Francia che con il ministro per le Politiche europee, Laurent Wauquiez, ha condannato l’uso della forza in Libia, definendolo “totalmente sproporzionato” e aggiungendo che i morti negli scontri fra dimostranti e polizia sono “assolutamente inaccettabili".   

Insomma, ancora una volta la diplomazia italiana non perde l’occasione di fare brutta figura davanti al mondo. Quella che sembrava solo un’infelice battuta di Silvio Berlusconi, che nei giorni scorsi aveva dichiarato “non voglio disturbare Gheddafi”, in realtà era una linea programmatica.  

Che poi per Frattini Muammar Gheddafi sia un modello di democrazia è cosa nota da tempo. In un’intervista concessa a Claudio Caprara del Corriere della Sera il 17 gennaio 2011 e pubblicata sul sito del Mae (ministero degli Affari esteri) il capo della diplomazia italiana definisce il rais un modello di dialogo con le popolazioni locali per un paese arabo. 

  Nonostante la comunità internazionale condanni senza se e senza ma la violenta repressione in atto in Libia, il governo italiano sembra più preoccupato ad assecondare gli avvertimenti di Gheddafi sulle possibili ripercussioni sulle ondate migratorie provenienti dalla sponda sul del Mediterraneo. A tale riguardo, l’Unione europea ha riferito di aver ricevuto vere e proprie “minacce” arrivate da Tripoli che avrebbe convocato l’ambasciatore ungherese (paese presidente di turno dell’Ue), per riferire che il Paese non è più disposto a collaborare sul fronte dell’immigrazione se l’Europa continuerà a sostenere i manifestanti. Minacce simili, ha sempre riferito l’ambasciatore, sarebbero arrivate anche ad altre rappresentanze Ue in Libia.  

Un messaggio che se non a Bruxelles, qualcuno a Roma deve avere ascoltato con molta attenzione. 

Le dichiarazioni di Frattini hanno provocato un vespaio di polemiche fra i banchi dell’opposizione. “L’Italia è l’unico paese in Europa che è stato a guardare”, dice Dario Franceschini, capogruppo del Partito democratico a Montecitorio che chiede a Silvio Berlusconi di utilizzare “il rapporto privilegiato con Gheddafi” perché si fermi la repressione nel sangue della rivolta libica.   

Una posizione che viene rincarata da Felice Belisario, presidente dei senatori dell’Italia dei valori: “E’ inammissibile che l’Ue stia pensando di evacuare i suoi cittadini dalla Libia mentre per il nostro ministro degli Esteri dice di non interferire”.    

Le opposizioni chiedono a Frattini di venire in aula a riferire e ad “assumersi la responsabilità del patto d’acciaio stretto per assecondare e proteggere Gheddafi – dice Belisario – quando la vita dei cittadini libici e dei nostri connazionali è in pericolo e le coste italiane rischiano di essere invase”. 

Sulle strette relazioni che legano la leadership libica con il nostro paese è intervenuto anche Enrico Jacchia, responsabile del Centro di Studi Strategici, che in una nota mette in guardia il presidente del Consiglio dall’accogliere e ospitare in Italia il colonnello Gheddafi. “Se noi lo ospitassimo ci metteremmo in una situazione impossibile con il resto del mondo. Ma le alternative per Gheddafi sono poche”. Secondo lo studioso di strategia e difesa è molto probabile che il rais, nel caso sopravviva e riesca a scappare da Tripoli, chieda asilo a Roma proprio in virtù dello stretto rapporto che lo lega con Berlusconi. E un’eventuale decisione del premier di accoglierlo “ci metterebbe in una situazione impossibile con il resto del mondo”, dice Jacchia. Ecco perché secondo lui dovrebbe essere convocata una sessione di emergenza del Parlamento o almeno della commissione Esteri.  



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