sabato 26 febbraio 2011

DRAGHI: GIOVENTU’ SPRECATA ? NON E’ ANCHE PER COLPA SUA E DI BANKITALIA IN PRIMA LINEA AD AFFOSSARE LE RIFORME, PER DIFENDERE LE RENDITE ED I CARTELLI BANCARI E FINANZIARI ?

L’allarme del governatore Draghi per la crescita che stenta da 15 anni con i tassi di sviluppo del nostro paese attorno all'1%, una domanda interna "debole", la necessità di un assetto normativo ispirato allo sviluppo ed all'efficienza del sistema, potrebbero anche essere condivisibili, a patto di una severa autocritica in merito al ruolo svolto dalla Banca d’Italia per affossare le riforme,specie di un sistema bancario e finanziario costoso ed inefficiente,un cartello protetto con lo strabismo della stabilità rispetto alla competizione ed alla salvaguardia dei diritti di consumatori,risparmiatori,utenti vessati e tartassati da banche rapaci e vessatorie.

Non sono affatto convincenti le lezioni che vorrebbero impartire i tanti soloni che dall’alto del loro pulpito, dopo aver assecondato la crisi sistemica prodotta dall’avidità dei banchieri e dal mancato rispetto delle regole,che seppur esistevano sono state violate,cercano oggi di vedere la pagliuzza negli occhi dei consumatori e dei giovani vittime dello strabismo,senza vedere la trave costituita da un liberalismo senza regole e dalla teorizzazione degli animal spirits che da soli avrebbero regolato i mercati.

Con un minimo di sana autocritica, avremmo potuto convenire con Draghi,ad esempio in merito a più incisive azioni riformatrici che potrebbero migliorare le aspettative delle imprese e delle famiglie, con maggiori impulsi alla crescita, visto che l'Italia, dispone di grandi risorse, ha molte aziende, una grande capacità imprenditoriale, la sua gente è laboriosa e parsimoniosa, ma che questa parsimonia costati sacrifici e sudati risparmi si sono spesso volatilizzati per precise responsabilità delle banche e degli omessi controlli preventivi di Bankitalia.

Se i salari d’ingresso dei giovani sul mercato del lavoro, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta,con un tasso di disoccupazione giovanile che sfiorando il 30%,fa accentuare la dipendenza, già elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza e dal reddito dei genitori, i cui sudati risparmi e la cui parsimonia fungono da veri ammortizzatori sociali per un esercito di precari costretti a vivere sui “vecchi” e sulle famiglie, invece della deregulation teorizzata da Bankitalia, occorrono più regole ed una maggiore competizione a cominciare da un sistema bancario ingessato,che vive e prospera solo per se stesso e per i lauti compensi di manager e banchieri che anche quando fanno danni non sono mai chiamati a pagare il conto,come è dimostrato dalla norma salva banche,la porcata della prescrizione sull’anatocismo, approvata proprio oggi al Senato con il concorso del controllore. 

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