giovedì 17 febbraio 2011

ALASKA: PETIZIONE DEGLI INDIGENI COSTRINGE LE AUTORITÀ A INVESTIGARE SU UN MINIERA

In Papua Occidentale, le comunità indigene locali
hanno subito il devastante impatto
di una miniera a cielo aperto simile.
© Daniel Start/Survival
In risposta alla massiccia opposizione delle popolazioni indigene locali, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA) si è impegnata ad esaminare il progetto di un’immensa miniera a cielo aperto nella Baia di Bristol, nel sud-est dell’Alaska.

Dopo aver ricevuto una petizione firmata da nove tribù della regione, l’EPA ha deciso di “condurre una valutazione scientifica nel bacino della Baia di Bristol per valutare in modo più appropriato l’impatto che progetti di sviluppo su larga scala possono avere sulla qualità dell’acqua e sulla pesca al salmone”.

È nella Baia di Bristol che avvengono le più grandi migrazioni al mondo dei salmoni di Sockeye, detti anche salmoni rossi, che, secondo l’amministratore regionale dell’EPA, Dennis McLerran, sono “essenziali al benessere, all’ambiente e all’economia dell’Alaska”.

La compagnia canadese Northern Dynasty e la londinese Anglo American stanno entrambe appoggiando l’ambizioso progetto di sfruttare i grandi giacimenti di rame, oro e molibdeno presenti nella regione.

I popoli indigeni locali temono che la miniera possa scaricare fino a 10 miliardi di tonnellate di rifiuti nelle sorgenti dei fiumi, distruggendo l’ambiente e la popolazione di salmoni che li hanno sostentati per migliaia di anni.

“Malgrado queste notizie positive, la battaglia non è finita” ha dichiarato la scorsa settimana Earthworks, una ONG che sta conducendo una campagna contro la miniera, “e continueremo a fare pressioni… incoraggiando altri gioiellieri a firmare l’impegno sulla protezione della Baia di Bristol e a collaborare con i parlamentari e i pescatori (per bloccare la miniera).”

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