martedì 30 novembre 2010

‘NDRANGHETA A DESIO: DUE PASSI NELL'INFINITO

Le dimissioni di 17 consiglieri anticipano il probabile scioglimento 


Comune di Desio

Ad un passo dalla storia e a due passi dall’Infinito: si potrebbe riassumere in poche battute la tempesta che negli ultimi mesi ha investito l’amministrazione comunale di Desio (MB), fino all’epilogo alquanto prevedibile, viste le premesse. Sul finire della scorsa settimana, infatti, diciassette consiglieri comunali hanno rassegnato le proprie dimissioni provocando, di fatto, la caduta dell’amministrazione comunale in carica, retta dal sindaco Giampiero Mariani del PdL. La vera notizia è che, insieme alle firme degli undici consiglieri dell’opposizione (Pd, Italia dei Valori, Desio Viva, Movimento 5 Stelle), sono state protocollate anche quelle dei sei consiglieri della Lega Nord, usciti dalla stessa maggioranza qualche mese fa, dopo le rivelazioni contenute nei documenti dell’operazione antimafia “Infinito” di luglio.

Desio, provincia di Reggio Calabria 

Desio è un ricco centro urbano con 40mila abitanti, nel mezzo della florida e apparentemente tranquilla Brianza, da un paio d’anni costituitasi in provincia autonoma, pur essendo alle porte di Milano. Desio è uno di quei luoghi che la vulgata comune non accosterebbe assolutamente alle mafie. Eppure anche qui, si è dovuto fare i conti con un convitato di pietra, la ‘ndrangheta.

A Desio finì in soggiorno obbligato il boss di Melito Porto Salvo (RC), Natale Iamonte, classe 1927, uno degli uomini forti della ‘ndrangheta che mise le mani sulla Lombardia nei decenni precedenti. La sua fedina penale spazia dall’omicidio all’associazione mafiosa, passando per il traffico di stupefacenti. Arrestato nuovamente nel 1993 a Milano, ora è al regime del 41 bis. Negli anni in cui Iamonte era a Desio, si posero le basi dell’attuale potere.

Nel settembre 2008, gli uomini della polizia provinciale, con l’operazione “Star Wars”, portarono alla luce un’enorme discarica abusiva, situata tra Desio, Seregno e Briosco: 65mila metri quadrati dove vennero rinvenuti 178mila metri cubi di rifiuti tossici.

Oggi, il raggiungimento del livello di guardia della criminalità organizzata a Desio si evince dalla lettura dell’ordinanza di applicazione della misura coercitiva, alla base dell’operazione “Infinito”, parte rilevante di quella denominata “Il crimine” che ha visto operare insieme DDA di Milano e di Reggio Calabria: «La ‘ndrangheta desiana costituisce uno dei primi tentativi di esportazione dello schema originale calabrese in territorio del Nord Italia. Infatti, le indagini sin dall’origine hanno fatto emergere ed oggi hanno definitivamente confermato che a Desio e sempre esistito un Locale di ‘ndrangheta, retto da un capo-locale e composto da altri personaggi, ricoprenti il ruolo di Capo-Società, di contabile, con numerosi gregari ed affiliati. Le attività criminali hanno spaziato e tuttora interessano vari settori quali le estorsioni, l’usura, gli stupefacenti e le armi».

“Potenzialità criminale” e “forza di intimidazione” sono utili quindi anche nei rapporti con la pubblica amministrazione e per la creazione di una rete di omertà diffusa sul territorio, che agevola le attività di usura e di estorsione, oltre che l’ingresso in alcuni comparti dell’economia legale.

Nelle carte dei magistrati si trovano anche le intercettazioni che rivelano le relazioni pericolose con uomini delle cosche, intrattenute da alcuni politici locali: finiscono agli atti, infatti, i nomi del presidente del consiglio comunale Nicola Mazzacuva e di due consiglieri, Natale Marrone e Rosario Perri, già assessore provinciale e in passato responsabile dell’ufficio tecnico comunale. Tutti allo stato ufficialmente non indagati, tutti uomini del PdL, che in questi mesi di fibrillazione interna ha cercato di fare quadrato attorno al sindaco Giampiero Mariani, però con scarso esito.

A due passi dall’Infinito

Di Marrone, coordinatore del circolo locale di AN ed eletto in consiglio con 400 preferenze, si scopre, dalle intercettazioni, che avrebbe chiesto a Pio Candeloro, capo società del “locale” desiano, di intervenire con violenza nei confronti di Perri, all’epoca capo area tecnica del settore edilizia privata del comune. L’azione punitiva però non scatta e il rifiuto di Candeloro «è dovuto esclusivamente al fatto che il Perri Rosario è “appoggiato” da persone evidentemente di rispetto».

E sempre dalle intercettazioni emerge la volontà dello stesso Candeloro di contattare il Mazzacuva, prima della tornata elettorale, per stringere un accordo.

L’ordinanza del GIP non lascia spazio a dubbi: «Peraltro diverse ragioni hanno portato il Locale di Desio ed i suoi massimi rappresentanti a permeare i gangli della vita politica comunale (Moscato Annunziato e Moscato Natale hanno ricoperto cariche pubbliche) tanto da poter affermare tranquillamente che gli appartenenti alla cosca mafiosa possono contare oggi su esponenti di rilievo della vita pubblica per risolvere problemi ed ottenere vantaggi all’interno della Pubblica Amministrazione».

Da metà luglio, da quando cioè Desio era nel mirino delle DDA di Milano e Reggio Calabria per la presenza di un potente locale di ‘ndrangheta, il consiglio comunale era diventato luogo di perenne scontro, tanto da provocare in alcune sedute l’intervento della forza pubblica per sedare gli animi di consiglieri e cittadini. Il centrosinistra aveva chiesto la chiusura anticipata della legislatura, in ragione del coinvolgimento di alcuni consiglieri nell’iter investigativo e, in alternativa, lo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Tutto questo trambusto aveva comportato notevoli difficoltà nello svolgimento della normale vita amministrativa dell’ente, tanto da provocare anche il richiamo ufficiale del Prefetto Lombardi che, in caso di una mancata approvazione dell’aggiustamento degli equilibri di bilancio, faceva presagire l’adozione del provvedimento di scioglimento. La Lega nel frattempo, dopo aver chiesto il rimpasto di giunta, ritirava i suoi assessori e manteneva un appoggio esterno, fino all’altro giorno.   

Le dimissioni evitano lo scioglimento? 

I rappresentanti in consiglio comunale dell’opposizione e della Lega Nord hanno motivato l’atto di sfiducia culminante nelle proprie dimissioni così: «I sottoscritti consiglieri comunali, preso atto delle difficoltà nel proseguimento dell'attuale amministrazione, resa particolarmente difficile a seguito di coinvolgimenti nell'inchiesta “Infinito”, allo scopo di salvaguardare l'interesse dei cittadini e l'immagine della città, con senso di responsabilità rassegnano le proprie dimissioni dal loro incarico, al fine di determinare lo scioglimento del consiglio comunale».

Non si è fatta attendere la replica del sindaco Mariani, costretto al ritiro dalle dimissioni dei 17 consiglieri, affidata ad un comunicato stampa: «Il consiglio comunale di Desio non viene sciolto da organi governativi per sospette infiltrazioni malavitose ma per una scelta di natura politica di alcuni consiglieri che si assumeranno la responsabilità di aver infangato l’onorabilità degli amministratori e l’immagine della città».

Mariani nonostante l’appoggio del Pdl, Indipendenti per Desio-Udc e Lista Civica Desio 2000, è costretto a prendere atto dello scioglimento del consiglio comunale e del successivo commissariamento e tutto ciò lo preoccupa e non poco vista la situazione delicata, «in un momento in cui le istituzioni hanno il dovere di contrastare unite la ‘ndrangheta e di garantire la massima trasparenza nella confusione strumentalmente generata». L’ormai ex sindaco ci tiene, però, ad allontanare dall’operato della propria amministrazione l’ombra di possibili rapporti con la criminalità mafiosa: «L’attuale consiglio è stato eletto ad aprile e la nuova giunta opera da maggio. L’indagine ‘Infinito’ riguarda azioni e sospetti tutti antecedenti la nuova operatività amministrativa».

I commenti delle forze politiche all’accaduto registrano la preoccupazione complessiva, pur con i distinguo necessari di partito in partito. Giuseppe Civati, consigliere regionale del PD ha dichiarato: «A luglio avevamo chiesto l'intervento del ministro dell'Interno Roberto Maroni, ma qualche esponente leghista ci ha detto che esageravamo: oggi dovrà ricredersi. C'é bisogno di persone nelle amministrazioni capaci di fare muro contro le infiltrazioni della criminalità nelle pubbliche amministrazioni e nell'economia. Criminalità che si infila negli appalti e che lucra sulle aggressioni al territorio. Oggi è un bel giorno per Desio, la Brianza e il Nord». L’onorevole Elena Centemero, coordinatrice del Pdl per Monza e Brianza, ha tutt’altra opinione: «Nessuna infiltrazione mafiosa nella Giunta o nel Consiglio comunale di Desio, ma solo ragioni politiche interne alla Lega cittadina, hanno determinato la situazione attuale. Non siamo insensibili alla penetrazione della ‘ndrangheta nel territorio della Brianza, siamo però contro la cultura indiscriminata del sospetto». Giulio Cavalli, attore sotto scorta e consigliere regionale per l’IdV, invece rilancia: «L'ultimo alibi degli strenui difensori del marchio Lombardia d.o.c è caduto pochi minuti fa. Non sono stati necessari blitz del Ministro Maroni: il Comune di Desio (dove, secondo qualcuno, la mafia non esisteva) è caduto sotto i colpi delle dimissioni dei consiglieri di minoranza e di una parte, rinsavita, di quelli della maggioranza: quei 'legaioli' che, pur con l'ormai cronico ritardo, hanno rassegnato le dimissioni determinando la caduta dell'Amministrazione comunale».     

Ad un passo dalla storia  

Intanto da qualche giorno, sul sito internet del Comune di Desio, un laconico comunicato riporta, tra l’altro che «ritenuto che non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi e che sussistano motivi di grave ed urgente necessità per sospendere il Consiglio comunale, il Prefetto ha disposto la nomina della dott.ssa Maria Carmela Nuzzi quale Commissario per la provvisoria amministrazione dell’Ente, con i poteri del Sindaco, del Consiglio e della Giunta e specificato che il Consiglio comunale di Desio è sospeso».

Ad un passo dalla storia e a due passi dall’Infinito. La vicenda che vi abbiamo raccontato si sta trascinando da alcuni mesi, proprio mentre infuriano le polemiche sulla presunta (sic!) presenza delle mafie al Nord, rilanciate anche dalle polemiche tra lo scrittore Saviano e il ministro Maroni. Ci si sarebbe aspettato che proprio questa vicenda venisse passata ai raggi X, invece nulla, di Desio non si è detto o scritto quasi nulla, fino al giorno dello scioglimento. Un’amnesia imperdonabile per i grandi mezzi di comunicazione, in primis quelli lombardi che hanno preferito glissare.

In attesa di capire i contorni dei rapporti tra mafia e politica in questo angolo della Brianza operosa, vedremo se gli altri comuni interessati dalle recenti operazioni di magistratura e forze dell’ordine, potranno raggiungere il triste primato che sembra essere sfuggito per un soffio a Desio: quello di essere il primo comune sciolto per mafia in Lombardia.

di Lorenzo Frigerio

Fonte: Liberainformazione
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