lunedì 29 novembre 2010

AMERICA LATINA, AFRICA E MEDIO ORIENTE, SUD DEL MONDO NEL CICLONE ‘WIKILEAKS’

Non rilasciano commenti le autorità libiche circa la “avvenente bionda” che spesso si accompagna al leader Muammar Gheddafi, né il governo sudafricano riguardo le dichiarazioni del ministro per la Cooperazione e le relazioni internazionali, Maite Nkoana Mashanbane, che avrebbe definito il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, “un vecchio pazzo”. Sta suscitando reazioni, smentite e non pochi ‘distinguo’, provocando imbarazzi nelle cancellerie di mezzo mondo, la pubblicazione da parte del sito ‘Wikileaks’ di 250.000 tra cablogrammi e informative riservate da parte di diplomatici e responsabili americani tra il 2004 e il 2009.

Stroncature per gli “usi e costumi” di molti capi di stato stranieri, le “stranezze” di personaggi del mondo della politica e i segreti degli attori di primo piano sulla scena internazionale, che – nella gran parte dei casi - confermano voci e indiscrezioni già ampiamente circolate tra gli addetti ai lavori e non solo. Ma tra le rivelazioni, bollate come “gossip” da gran parte degli interessati, non mancano imbarazzanti verità come il profilo tracciato da alcuni alti funzionari americani del presidente afghano Hamid Karzai, definito “debole e facilmente manipolabile” o la richiesta formulata dall’Arabia Saudita – e autorevolmente espressa dal re Abdullah – di bombardare l’Iran, in modo da fermare una volta per tutte il progetto nucleare della Repubblica sciita.

Se da tempo era noto che i paesi arabi chiedessero un intervento armato contro l’Iran, ha suscitato scalpore invece la notizia che Israele avesse contattato l’Egitto e l’Autorità nazionale palestinese (Anp) prima di cominciare nel dicembre 2008 l’operazione militare ‘Piombo Fuso’ sulla Striscia di Gaza, conclusasi con oltre 1400 morti palestinesi. Significative anche le rivelazioni su presunte concessioni commerciali alla Cina, da parte statunitense, in cambio del sostegno a una riunificazione delle Coree sotto l’egida americana o le dichiarazioni di un consigliere diplomatico dell’Eliseo che definisce il presidente venezuelano Hugo Chavez un “folle” impegnato a trasformare “uno dei paesi più ricchi dell’America” in un “nuovo Zimbabwe”.

Dai documenti emergerebbero inoltre casi di spionaggio ai danni degli aspiranti alla presidenza del Paraguay alle elezioni del 2008 (vinte a sorpresa dall’ex-vescovo della diocesi di San Pedro, Fernando Lugo) o richieste di indagini sulla presenza di elementi di Hamas, Hezbollah, al-Qaeda e “agenti statali iraniani” alla Tripla Frontiera tra Paraguay, Brasile e Argentina.

Secondo quanto divulgato dal quotidiano spagnolo ‘El País’ sarebbe disponibile anche documentazione su “alcuni movimenti” degli Stati Uniti durante il golpe in Honduras contro Manuel Zelaya nel 2009, mentre lo stesso giornale si appresterebbe a pubblicare anche due file relativi all’Argentina: in uno, il Dipartimento di stato americano arriverebbe a “sollecitare informazioni sullo stato mentale” della presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner. Dal Palazzo di vetro di New York, infine, è arrivata una precisazione sul fatto che le Nazioni Unite sono “un’organizzazione per sua natura trasparente” il cui lavoro “deve essere considerato inviolabile” dai paesi membri. Una puntualizzazione seguita ad alcuni documenti che rivelano il tentativo, da parte di Washington, di organizzare un sistema per spiare l’attività del Segretario Generale e dei suoi funzionari. Dopo la pubblicazione di circa 220 documenti, il sito di Wikileaks è stato oscurato. [AdL]

Fonte: Misna
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