martedì 28 settembre 2010

Mais Ogm in Friuli, fine dell'impunità

Greenpeace esprime soddisfazione per la decisione del Gip di Pordenone che ha stabilito una multa di 25mila euro per Giorgio Fidenato e la distruzione del campo OGM di Fanna. «Finalmente si riporta la legalità in Friuli – commenta Federica Ferrario, responsabile campagna OGM di Greenpeace - e si pone fine a questa incomprensibile dilazione dei tempi, che durava ormai da mesi».

Greenpeace chiede che, oltre a distruggere immediatamente il campo OGM, venga effettuata un'attenta stima dei danni legati a questo atto scellerato, che non devono certo ricadere sugli agricoltori onesti o sugli Enti pubblici. Vanno verificate non solo le contaminazioni delle coltivazioni di quest'anno, ma è necessario valutare anche un piano di monitoraggio delle coltivazioni per la prossima stagione di semina.

Anche a livello europeo c'è ancora molta strada da fare per prevenire la contaminazione da OGM, ed è indispensabile implementare sostanzialmente la procedura per la valutazione sulla sicurezza degli OGM, ancora insufficiente. Fino a quando per gli agricoltori e i cittadini europei non ci sarà la sicurezza che i pericoli delle colture geneticamente modificate vengano adeguatamente affrontati, Galan e i Ministri dell'Ue dovrebbero richiedere una moratoria sulle nuove autorizzazioni.

Il campo OGM in Friuli viola il Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n. 212, che prevede il rilascio di una specifica autorizzazione per la loro semina, in assenza della quale è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a tre anni o dell’ammenda fino a € 51.700. Inoltre, il Decreto firmato lo scorso aprile dai Ministri di agricoltura, salute e ambiente, vieta espressamente di coltivare mais OGM MON810 in Friuli. Per questo lo scorso luglio gli attivisti di Greenpeace sono entrati nel campo di Vivaro, in provincia di Pordenone, tagliando, isolando e mettendo in sicurezza le parti superiori delle piante di mais transgenico che producono il polline, responsabile della contaminazione.

Fonte: Greenpeace

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