lunedì 27 settembre 2010

Celiachia, ancora 350 mila pazienti non riconosciuti in Italia

Gino Roberto Corazza, esperto internazionale, “I pazienti accertati sono ancora la punta dell’iceberg, ma si sono moltiplicati anche i casi di falsi positivi, persone che cioè non sono veramente malate, ma sono ugualmente sottoposte a dieta priva di glutine

Tra il 1995 e il 2005 si sono rivolti a me 605 pazienti celiaci: quasi nel 20% dei casi la diagnosi non è stata confermata”. Lo afferma il professor Gino Roberto Corazza, Direttore della Clinica Medica San Matteo di Pavia, uno dei più grandi esperti di celiachia a livello internazionale, ospite al Festival della Salute di Viareggio.

In Italia i casi accertati sono 85mila, “ma si tratta solo della punta dell’iceberg – continua il professore – sono 350mila i pazienti non ancora diagnosticati, secondo le ultime stime”.

Negli ultimi 5 anni le diagnosi sono più che raddoppiate, e sempre più spesso (nei ¾ dei casi) la patologia viene scoperta in età adulta. Ma così come sono lievitati i casi accertati, è cresciuto anche il rischio di falsi positivi. Il che significa che molti pazienti, quasi 1 su 5, segue un regime dietetico restrittivo senza motivo. “Il rischio è quello di sottovalutare, in seguito, l’insorgenza di sintomi che sono tipici della celiachia – chiarisce Corazza – e dunque di non indagarne le origini e prescrivere una cura adeguata”.

Allo stesso modo continua a persistere il problema inverso, quello di una diagnosi tardiva, che può comportare gravi conseguenze, anche letali. Nel 1998 il tempo medio che occorreva per riconoscere la celiachia erano 11 anni. Oggi l’attesa si è ridotta a 4 anni. Sempre troppi. “Molti medici generici ne sanno ancora troppo poco” aggiunge Corazza.

La lunga durata di questo “limbo diagnosticotrova ragione anche nella mancanza di indicatori ben precisi per questa patologia. “Non esiste un solo test per verificare con certezza la celiachia – afferma Gloria Mumolo, gastroenterologa dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa -, occorrono diversi tipi di analisi, tra cui la gastroscopia, almeno 4 biopsie nei casi di pazienti adulti, esami inerenti gli anticorpi e infine test genetici. E nonostante ciò è necessario avere molta competenza e molta esperienza nel campo per poter interpretare correttamente tutti i risultati”.

Fonte: Festivaldellasalute

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