giovedì 5 agosto 2010

“Un tg senza catene”

La politica è in fibrillazione, sul diktat di Masi i conduttori Rai sono rimasti in vacanza e dal suo studio di direttore, Enrico Mentana si gode il successo del suo telegiornale su La7. Confermando la tendenza, l’edizione delle venti , che sfida apertamente le corazzate Tg1 e Tg5, martedì ha toccato il 5,11 per cento di share: “Faccio solo un’ipotesi non voglio offendere nessuno – afferma il direttore – ma c’è chi dice che il Tg1 e Tg5 sfumano o a volte non danno le notizie più scomode. Quindi, se c’è un telegiornale che dà tutto, e che è perentorio e non allusivo nel suo racconto, gli spettatori possono cominciare ad optare per un’alternativa”. Riassumendo: “Prendendo con le molle questa critica che viene fatta, il nostro tentativo è di fare ogni giorno un giornale evidentemente libero e completo”.

La Rai ha deciso che erano sufficienti i tg per informare sulla crisi in corso.
Sono sicuro che la cosa più importante non fosse riaprire i talk show. Più utile capire se c’è una modalità adeguata di informare il cittadino sulla politica. E mi fa impressione vedere gente che deplora la presenza di Vespa in tv e poi magari è pronta a deplorarne l’assenza. Nec tecum possum vivere nec sine te, non posso vivere né con te né senza di te, direbbe Ovidio.

Questo però per la politica è un periodo delicato.
La questione riguarda tutto il ciclo televisivo. Non è ingiusto che quando non c’è la crisi politica all’inizio di giugno finiscano i talk show e riprendano a settembre? C’è un motivo per cui il servizio pubblico manda in vacanza i suoi programmi? Perché un’azienda con 13 mila dipendenti e più di 1000 giornalisti affida i suoi programmi sempre a professionisti esterni o che lo sono diventati? Se questi fossero giornalisti Rai, avrebbero un mese di vacanze, come prevede il nostro contratto di lavoro.

Su La7 non andate in vacanza?
Tutte le sere c’è In onda e Omnibus si ferma solo quindici giorni a Ferragosto. Se ci fossero gli ospiti continueremmo anche: ma il 14 agosto alle otto meno dieci del mattino non vuole venire nessuno. Ma non siamo certo eroi: il problema è l’indole pigra del servizio pubblico che ha i ritmi come quelli della scuola.

A La7 sul tg puntate molto.
Ho tentato di cambiare la prospettiva per cui in passato, del tutto legittimamente, chi guidava il telegiornale pensava che fosse importante rafforzare prima di tutto le fasce in cui la concorrenza era forte. Ma un anno fa era difficile pensare che ci fosse uno spazio per fare un telegiornale delle venti alternativo al Tg1 e al Tg5. Nel bene e nel male si pensava che coprissero massicciamente il gusto dei telespettatori. È proprio dell’ultimo anno, anno e mezzo, ripeto, a prescindere che sia a torto a ragione, che i telegiornali vengono percepiti come meno completi ed esaurienti. Un tg come il nostro ha adesso uno spazio.

Se la situazione precipitasse potrebbe anche affiancarsi un programma di approfondimento?
La7 è già la rete degli approfondimenti. E a settembre tornano Otto e mezzo, L’Infedele, Exit, ma anche Piroso e Daria Bignardi con le sue Invasioni Barbariche. Avevamo bisogno di un telegiornale forte. I miei sforzi sono in questo senso. Poi è ovvio che se tu hai un telegiornale in mano quando ci sono i grande avvenimenti sfondi la programmazione.

Vista la rottura di Fini, si andrà a votare presto?
Vedo che Berlusconi è uno dei pochi che ha interesse ad andare alle elezioni. Sia pure indebolito, lui e l’alleato leghista sono senz’altro più forti degli avversari. Fini non ha avuto ancora il tempo di insediarsi nel territorio e nell’opinione pubblica. Il centrosinistra è nella situazione che sappiamo e sarà ancora di più indebolito da un Beppe Grillo che non farà accordi di cartello con il Pd.

Il “Terzo Polo” andrà lontano?
Il terzo polo tecnicamente c’è già. Il problema è capire a cosa serve. Sono abbastanza vecchio per aver assistito alla sfida Fini-Rutelli. Ora vederli insieme fa un po’ impressione, anche perchè recentemente sono stati i rispettivi cofondatori del Pdl e del Pd. Ma non basta dire io sono il “centrodestra light”, o il “centrosinistra light”. Sono incerti dal punto di vista dell’insediamento elettorale e insistono più a scapito della sinistra moderata che della destra berlusconiana.

E il resto dell’opposizione?
Basta dire che il vero fatto politico dalle elezioni a oggi e il litigio Fini-Berlusconi in diretta tv all’assemblea del Pdl. Se il Pd sembra pallido e l’Idv meno puntuta che in passato, è perchè la politica ruota intorno a Berlusconi e Fini. La sinistra negli ultimi vent’anni ha cercato un leader in Boccasini, Veltroni, Di Pietro con o senza toga, Patrizia D’Addario. Ma a Berlusconi non fa mai male un rivale, ma un alleato. Nel 95 l’eroe fu Bossi, oggi è Fini. Non D’Alema o Bersani. Questo è il limite della polarizzazione berlusconismo/anti-berlusconismo.

Un’ultima domanda. Una Rai debole come quella attuale può tenersi Santoro?
Dovrebbero dire con chiarezza che cosa vogliono. E poi siamo tutti costretti a vivere per forza in un clima surriscaldato permanente in cui ci sono trasmissioni pro o contro Berlusconi? Quando diventeremo post-berlusconiani?

da il Fatto Quotidiano del 5 agosto 2010

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