domenica 2 maggio 2010

Radon e rischio per la salute: l'Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l'allarme


L’esposizione al radon continua ad essere un’importante fonte di rischio per la salute dell’uomo. Dal 2000 l’ENEA ha istituito a Bologna un servizio per la misurazione delle concentrazioni di radon per le imprese e i cittadini e tramite i suoi Esperti Qualificati fornisce la valutazione del rischio e progetta gli interventi di bonifica degli edifici.

In Italia, come nel resto del mondo, l’esposizione al radon continua ad essere un’importante fonte di rischio per la salute dell’uomo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta la seconda causa di morte per cancro ai polmoni dopo il fumo. Per questo l’Agenzia dell’ONU ha lanciato l’allarme.

Massimo Calamosca (ENEA) “Nel settembre scorso ha redatto un documento molto importante in cui, tra l’altro, stabilisce che il livello di rischio associato all’esposizione del radon si deve considerare raddoppiato rispetto al passato”.

Il radon è un gas radioattivo e fa parte della famiglia dell’uranio 238. E’ incolore, inodore e insapore e quindi non può essere percepito dai sensi. E’ presente ovunque in tutta la crosta terrestre e in alcuni materiali da costruzione, come il tufo, la pozzolana e i graniti.

L’Italia per la sua conformazione geomorfologica è uno degli Stati a più alto rischio radon. Secondo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale la concentrazione di questo gas è maggiore in alcune regioni della nostra Penisola, come il Lazio, la Lombardia, la Campania e il Friuli Venezia-Giulia.



In atmosfera il radon si disperde velocemente ma il problema sono i luoghi chiusi, come case, cantine e negozi, interrati o a diretto contatto con il terreno, dove può raggiungere livelli di concentrazione molto alti e pericolosi. Il radon è un gas radioattivo e quando decade, ossia quando si trasforma in altri elementi, emette radiazioni dannose per la salute dell’uomo che lo respira.

Massimo Calamosca (ENEA) “Il controllo del radon è regolato da una normativa nazionale che recepisce la direttiva comunitaria. Attualmente la norma si rivolge esclusivamente al datore di lavoro e quindi ai locali di lavoro per cui è lacunosa nei confronti dell’intera popolazione”.

Dal 2000 l’ENEA ha istituito a Bologna un servizio per la misurazione delle concentrazioni di radon per le imprese e i cittadini. Tramite i suoi Esperti Qualificati fornisce la valutazione del rischio radon e progetta gli interventi di bonifica degli edifici.

Silvia Penzo (ENEA) “Il servizio fornisce all’utenza questo dispositivo progettato, realizzato e brevettato dall’ENEA. Si tratta di un dispositivo passivo a tracce composto da una camera a diffusione e da un rilevatore, ovvero un elemento di plastica sensibile alle radiazioni emesse dal radon. Il cliente deve inserire il rilevatore nel dispositivo mediante una semplice operazione, in questo modo, e il dispositivo è pronto per essere posizionato nell’ambiente di misura”.

Silvia Penzo (ENEA) “Il principale obiettivo del servizio è la qualità misura, cioè garantire al cliente un valore di concentrazione di radon accurato, ripetibile. E’ sempre stata presente accanto al servizio un’attività di studio e ricerca e il servizio lavora sotto un programma di garanzia di qualità che prevede tra l’altro la partecipazione periodica almeno una volta l’anno ad interconfronti nazionali ed internazionali”.

Dal suolo il radon entra attraverso le fessure dei pavimenti e i passaggi degli impianti. Un modo immediato per ridurre la concentrazione di questo gas è di arieggiare gli ambienti, soprattutto se sono interrati o a contatto diretto con il terreno. In Italia il 4% degli edifici è a rischio radon.

Esistono oggi interventi di bonifica come la depressurizzazione del suolo attraverso un pozzetto posto sotto l’edificio e collegato ad un ventilatore che raccoglie il radon e lo disperde in aria. Oppure la ventilazione del vespaio, ossia della camera d’aria sempre più utilizzata in bioedilizia anche contro l’umidità, e la sigillatura di fessure e superfici di contatto dell’edificio con il terreno. Ma per ridurre drasticamente il rischio radon basterebbe integrare semplici interventi anti-radon nella progettazione dei nuovi edifici. E non sempre avviene. E’ per questo che bisogna puntare sulla formazione di chi gioca un ruolo chiave in questo settore, ossia i professionisti dell’edilizia.

Fonte: Enea

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