giovedì 20 maggio 2010

Chagas: la lotta contro una malattia silenziosa


Angela vive a Genareros, una comunità indigena nella regione di Arauca, in Colombia. Ad aprile, due dei suoi sette figli hanno completato il trattamento contro il Chagas, una malattia trasmessa da un insetto comune nelle aree rurali dove la gente vive in case fatte di argilla e paglia. Appena i suoi due figli minori, Yosney e Maryeli, hanno terminato la cura, Angela ha scoperto che altri due avevano contratto la malattia. La malattia del Chagas è endemica in molti Paesi dell’America Latina. In Colombia, Arauca è una delle regioni più colpite. La malattia è causata dal parassita trypanosoma cruzi e trasmessa principalmente attraverso la puntura di un parassita che succhia il sangue noto nel Paese come “pito”. Le persone colpite dalla malattia possono vivere per anni senza avvertire alcun sintomo. Se il Chagas non viene curato può però portare seri problemi di salute - soprattutto complicazioni cardiache e intestinali - e persino la morte.

Portare la lotta contro il Chagas nei programmi di assistenza sanitaria di base

A fine 2009, Medici Senza Frontiere ha incluso lo screening per il Chagas e la relativa cura nei propri servizi medici primari già erogati attraverso cliniche mobili ad Arauca, una regione colpita dal conflitto col vicino Venezuela. Per la prima volta MSF ha portato la cura per il Chagas in una zona di conflitto.

Si tratta di una vera sfida, perché il trattamento richiede un controllo costante per un periodo di due mesi e c’è sempre il rischio di non essere in grado di raggiungere una comunità a causa dell’insicurezza o perché un gruppo armato ha bloccato il traffico stradale nella regione” – ha detto Patrick Swartenbroekx, coordinatore MSF ad Arauca.

La prima comunità sottoposta allo screening è stata quella di Genareros, dove Angela vive con i suoi sette figli. Dei 97 campioni di sangue prelevati da bambini di età compresa tra i nove mesi e i 18 anni, 11 sono risultati positivi.

Ci ha stupiti l’aver trovato un tasso così alto nella sola Genareros. Fortunatamente, non abbiamo riscontrato lo stesso risultato quando abbiamo esteso lo screening ad altre comunità” – ha detto Rafael Herazo, responsabile medico del progetto di MSF ad Arauca.

Sessanta giorni di terapia per sconfiggere la malattia

Fino a oggi, il team di MSF ad Arauca ha raccolto 1.617 campioni di sangue in 10 diverse comunità e ha completato i test di laboratorio su 514 campioni. I risultati di laboratorio hanno dimostrato che 1 persona su 28 è positiva al Chagas. I malati vengono sottoposti a un check-up prima di iniziare il trattamento che dura due mesi. Questo è importante per verificare se i pazienti hanno già sviluppato la malattia. “Se la persona ha già sviluppato, ad esempio, una seria complicazione cardiaca, possiamo fare poco per curare la malattia”, continua il dott. Herazo.

Durante la terapia, i medici di MSF hanno visitato gli abitanti di Genareros una volta a settimana. Poiché gli effetti collaterali sono abbastanza comuni, è fondamentale controllare e incoraggiare i pazienti a rispettare la cura.

Le persone ci dicono: “il mio bambino stava bene, poi gli avete dato queste medicine e sono iniziate le eruzioni cutanee, il dolore alle gambe…”, per questo è indispensabile il lavoro degli health promoter che visitano i pazienti e le loro famiglie e ogni volta ricordano che quella del Chagas è una malattia silenziosa e mortale. Insistono su quanto sia importante continuare la cura e spiegano che gli effetti collaterali andranno via. “Se si interrompe la terapia, il bambino può avere seri problemi di cuore una volta adulto; non potrebbe lavorare nei campi, camminare, si sentirebbe sempre stanco e potrebbe persino morire”, spiega Rafael Herazo.

Dopo la terapia restano altre sfide

Attualmente, tutti gli undici bambini di Genareros a cui era stato diagnosticato il Chagas hanno terminato la cura con successo. Tra un anno, Yosney e Maryeli faranno un altro test per confermare che sono completamente guariti. Dal momento che continuano a vivere nelle stesse case dove possono trovarsi i “pito” - così comuni a Genareros e nelle comunità indigene ad Arauca - rischiano di infettarsi nuovamente. MSF sta spingendo le autorità sanitarie ad Arauca a impegnarsi in disinfestazioni regolari, una misura di controllo essenziale per ridurre la trasmissione del Chagas ed evitare la reinfezione.

I 60 giorni di cura, gli effetti collaterali, tutta l’attività di sensibilizzazione e le visite alla comunità risulteranno vani se nelle case continueranno ad annidarsi i parassiti e la gente sarà sempre a rischio di nuove infezioni. Stiamo facendo pressioni sulle istituzioni sanitarie per rafforzare il controllo del vettore e contemporaneamente stiamo dimostrando che curare la malattia è possibile”, conclude il Dott. Herazo.

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Fonte:Medici Senza Frontiere

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