giovedì 15 aprile 2010

Da Cochabamba: "L'acqua fossile della Bolivia"


In Bolivia l’acqua non è solo l’oro blu, è plata (argento), nichel, rame, stagno, boro; è anche acqua fossile usata a scopi minerari; è un’acqua “mina…cciata” a causa delle contaminazioni delle attività minerarie.

La Green economy è il nuovo Potosì del 21° secol, ed il Litio ora rappresenta la nuova plata che fa correre le multinazionali di tutto il mondo in gara per accaparrarsi una quota di questo minerale, indispensabile per accumulare e fornire energia alle batterie delle auto, dei cellulari, …e della mia camera fotografica accecata dall’abbagliante luce del Salar di Uyuni, l’immenso deserto di sale di 12.000 km2, sotto cui giacciono 19 milioni di tonnellate di Litio, pari a circa il 60% della disponibilità mondiale finora conosciuta.

La miniera pilota, la Gran planta, che verrà inaugurata il prossimo settembre non lontano da Rio Grande, piccolo villaggio sull’omonimo fiume, è - secondo le dichiarazioni del ministro minerario Josè Pintel - un progetto nazionale che ha individuato come partner la multinazionale francese Bollorè, che si è aggiudicata la gara in concorrenza con giapponesi, coreani, russi e cinesi. Anche il nostro governo italiano si è fatto avanti lo scorso 7 marzo con il viceministro Vincenzo Scotti, proponendo una forma di nuova cooperazione.

Sono già stati investiti 50 milioni di $ sui 350 stimati e si comincerà ad estrarre le 40.000 tonnellate annue, con un valore base attuale di 19.000 dollari per ton. Un dato utile per capire la fame di Litio mondiale ce lo fornisce la Corea, che dichiara di aver bisogno di 200.000 ton. entro il 2015.

La società civile boliviana e mondiale ha due speranze e aspettative: che questa ricchezza aiuti il paese ad uscire dalla sua condizione di povertà e che si salvaguardi il fragile equilibrio ambientale degli altipiani andini.

Sono due sogni ambiziosi, quasi utopici, alla luce dell’incubo testimoniato dall’attuale attività mineraria della vicinissima miniera di San Cristobal, la più grande attualmente nel paese.

Gonzalo Jordan Lora ci fornisce alcuni dati aggiornatissimi sull’impatto idrico di questa miniera, gestita da tre anni dalla multinazionale americana Apex Silver Mines. Qui si drenano dal sottosuolo ogni anno (per i prossimi 20 anni) 50 milioni di m3 di acqua all’anno : sono le riserve strategiche e fossili in un territorio situato a 4500 metri di altezza, con una piovosità minimale di circa 150-200 millimetri annui ed una altissima evaporazione. Quest’acqua consente di estrarre 700 mila tonnellate anno di zinco, piombo e argento e di generare un guadagno di 1.000 milioni di $, di cui solo 35 vanno al Governo boliviano. Sono riuscito a fotografare uno dei 10 pozzi che pompano dal sottosuolo, non lontano dalle delicate piantagioni di Quinoa, una delle poche attività produttive presenti nella zona insieme all’allevamento del lama.

La nuova Costituzione boliviana, tra i numerosi articoli dedicati all’acqua, dichiara che il Governo deve redigere regolamenti per limitare la contaminazione e la perdita di acqua in quanto risorsa preziosa, specialmente in condizioni di aridità, e che le compagnie minerarie esistenti e future devono garantire un finanziamento per controllare gli impatti ambientali. Qui dopodomani, alla terza Feria de l’agua di Cochabamba, a 10 anni dalla guerra che l’ha resa famosa nel mondo, chiederemo che queste dichiarazioni diventino fatti concreti. (http://www.ecoportal.net/)

La regione di Potosì è al centro del dibattito nazionale per un’altra questione che lega l’acqua e le miniere: si tratta del centenario sfruttamento gratuito del rio Silala da parte del Cile che ne beneficia per l’attività mineraria di Chuquicamata condotta dall’impresa cilena CODELCO. Questa attività produce profitti enormi, il 10% dei quali è destinato a finanziare l’esercito cileno con 5.000 milioni di dollari all’anno per comprare armi, tra cui i nuovi Mirage e gli F16 americani. L’acqua boliviana finanzia quindi gratuitamente l’esercito cileno che arma le frontiere tra Bolivia, Cile, Perù e Argentina: è lo stesso esercito che da decenni minaccia di intervenire qualora venisse sospesa la fornitura d’acqua transfrontaliera.

Il nuovo Governo di Evo Morales ha redatto nello scorso novembre 2009 un preaccordo con il Cile, che prevede un rimborso pari a solo del 50% del debito storico, calcolato in almeno 1 miliardo di $. Questo preaccordo ha provocato una mobilitazione di intellettuali, della società civile, di amministratori che ritengono un errore storico concedere questo regalo al Cile. Errori precedenti furono fatti nel 1962 con il rio Lauca, deviato a beneficio del Cile e causa della rottura delle relazioni diplomatiche. La mobilitazione ha costretto il cancelliere boliviano David Choquehaunca a fare dei passi indietro e a dichiarare a nome del governo, il 28 febbraio scorso, che la decisione sarà presa tramite un referendum nazionale in base alla Costituzione.
http://www.constituyentesoberana.org/3/noticias/agua/022010/240210_1.pdf


Ecco che l’Italia e la Bolivia si troveranno gemellate nell’attuazione di due referendum sull’acqua: il nostro contro la privatizzazione, e qui contro la concessione gratuita di un bene comune dei Boliviani per sfruttamenti economici cileni.

Un segnale positivo viene da Potosi, dove il Tio del Cerro Rico, il diavolo importato dagli spagnoli , ha divorato 8 milioni di vite umane e alimentato le ricchezze dell’Europa. Qui sabato scorso ho incontrato molte associazioni ambientaliste che protestavano, documentando con mostre e video nella piazza centrale della città la denuncia contro i veleni diffusi dall’attivita mineraria, incrementando una continua catena di decessi iniziata quattro secoli fa. La COMIBOL, Corporacion Minera de Bolivia, in accordo con la Direzione del Medio Ambiente DIMA, era presente ad informare che si stanno realizzando processi di mitigazione pilota nel centro minerario di Colquechaca. Contestualmente il governo Boliviano informa tramite i media che sta per prendere la decisione ( richiesta dall’UNESCO entro il prossimo maggio) di cessare le attività estrattive in quel territorio dichiarato Patrimonio dell’umanità.

Nella mia meravigliosa avventura sugli altopiani dei Salar de Uyuni ho incontrato alcuni esemplari di Vicugna, un bellissimo animale protetto. Carlo Crusich mi segnala che la sua ONG italiana ACRA partecipa ad un progetto per la sua sopravvivenza. La Vicugna è una gazzella selvatica d’alta quota, amica dei lama e dell’alpaca, che riesce a sopravvivere con poco o nulla: forse per questo sarà uno degli animali che resisteranno, a differenza di noi, alla devastazione dei cambiamenti climatici, incurante del fascino distruttivo che la “pecunia” ha prodotto nella specie umana trasformando tutti i beni comuni in merce.

Mi auguro che la Cumbre - il Forum sui cambiamenti climatici che si terrà qui a Cochabamba dal 20 al 22 aprile subito dopo la terza Feria dell’acqua - contribuisca alla salvaguardia della specie umana, con una proposta valida che aiuti a superare il “fracaso”(disastro) del COP 15 di Copenhagen.

Paolo Rizzi da Cochabamba 13 aprile 2010
Comitato Italiano Contratto mondiale sull’acqua

Fonte:acquabenecomune

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