giovedì 4 febbraio 2010

6 febbraio:Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili.


Il 6 febbraio si celebra la Giornata Mondiale per l'eliminazione delle Mutilazioni genitali femminili, considerate una gravissima violazione del diritto fondamentale alla salute e dell'integrità fisica delle donne e delle bambine. L'anniversario è stato proclamato dall'Onu nel 2003.

A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha elaborato una classificazione definitiva di queste pratiche, che costituiscono un fenomeno vasto e articolato. Le mutilazioni genitali femminili sono state così raccolte in quattro tipologie di operazioni, che coinvolgono in maniera differente, gli organi genitali della donna come:

Escissione del prepuzio, con o senza asportazione parziale o totale della clitoride;
Escissione della clitoride con asportazione totale o parziale delle piccole labbra;
Escissione di parte o tutti i genitali esterni e sutura/restringimento dell’apertura vaginale (infibulazione).

Secondo i dati più aggiornati di fonte OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono tra 100 e 140 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale.

L'Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno delle MGF è più diffuso, con 91 milioni di ragazze di età superiore a 9 anni vittime di questa pratica, e circa 3 milioni di altre che ogni anno si aggiungono al totale.

La pratica delle MGF è documentata e monitorata in 27 paesi africani e nello Yemen. In altri Stati (India, Indonesia, Iraq, Malesia, Emirati Arabi Uniti e Israele) si ha la certezza che vi siano casi di MGF ma mancano indagini statistiche attendibili.

Meno documentata è la notizia di casi di MGF avvenute in America Latina (Colombia, Perù), e in altri paesi dell'Asia e dell'Africa (Oman, Sri Lanka, Rep. Dem. del Congo) dove tale pratica non è mai assurta a tradizione vera e propria.

Infine, sono stati segnalati casi sporadici di MGF anche in paesi occidentali, limitatamente ad alcune comunità di migranti.

Le stime sulla diffusione delle MGF provengono da indagini socio-sanitarie su scala nazionale che vengono condotte tra donne di età inclusa tra 15 e 49 anni.

La prevalenza del fenomeno varia considerevolmente da regione a regione all'interno del medesimo Stato: a fare la differenza è l'appartenenza etnica.

In 7 Stati (Egitto, Eritrea, Gibuti, Guinea, Mali, Sierra Leone e Somalia) e nel Nord del Sudan, il fenomeno tocca praticamente l'intera popolazione femminile. In altri 4 paesi (Burkina Faso, Etiopia, Gambia, Mauritania) la diffusione è maggioritaria ma non universale. In altri 5 (Ciad, Costa d'Avorio, Guinea Bissau, Kenya e Liberia) il tasso di prevalenza è considerato medio - tra il 30 e il 40% della popolazione femminile, mentre nei restanti paesi la diffusione delle MGF varia dallo 0,6 al 28,2%.

Anche il tipo di intervento mutilatorio imposto varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza. Il 90% delle MGF praticate è di tipo escissorio (con taglio e/o rimozione di parti dell'apparato genitale della donna), mentre un decimo dei casi si riferisce all'azione specifica della "infibulazione", che ha come scopo il restringimento dell'orifizio vaginale e può a sua volta essere associato anche a un'escissione.

Questo annoso problema, ancora sommerso e poco conosciuto, tocca da vicino anche l'Italia: secondo uno studio commissionato dal Ministero per le Pari Opportunità, nel nostro Paese sono oltre 35 mila le donne vittime di Mgf, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni.

Esiste, in Italia, una legge che le vieta esplicitamente: la legge n. 7 del 9 gennaio 2006 “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” che introduce il reato di “pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili”. Da un punto di vista repressivo la legge prevede dai 4 ai 12 anni di reclusione per chiunque pratichi l’infibulazione; gli anni diventano 16 se la vittima è un minore. Per i medici scoperti a praticarla è previsto un massimo di 10 anni di reclusione e la cancellazione dall’ordine. Dal punto della prevenzione, inoltre, la legge prevede una serie di campagne informative, iniziative di sensibilizzazione, l’istituzione di un numero verde e corsi di perfezionamento anche specificamente dirette al personale sanitario oltre che alla popolazione immigrata.

Da Novembre 2009, infatti, è attivo il numero verde 800 300 558 per la prevenzione e il contrasto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (il numero è gratuito e accessibile dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 14.00 e dalle 15.00 alle 20.00), come si legge sul sito del Ministero delle Pari Opportunità.

Il servizio, gestito dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno, accoglie segnalazioni e notizie di reato realizzate sul territorio italiano e fornisce informazioni sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni di volontariato, vicine alle comunità di immigrati provenienti dai Paesi dove sono effettuate tali pratiche.

Le telefonate sono ricevute da personale specializzato del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato che, oltre all’assistenza, ha il compito di comunicare le eventuali notizie di reato alle Squadre Mobili territorialmente competenti.

1 commento:

  1. È molto strano che non si parli mai di mutilazioni genitali sui bambini ma solo di mutilazioni genitali femminili. Perché questa disparità di trattamento? I bambini perché maschietti devono sopportare questa mutilazione? La pratica della circoncisione oltre ad essere una mutilazione al pari di quella femminile, il risultato è rendere insensibile una parte del corpo attraverso una esportazione chirurgica, crea dolore e fastidio per un periodo piuttosto lungo, lo strofinamento di quella parte genitale sugli indumenti è doloroso finché la parte stessa non si desensibilizza. Allora per favore facciamo una campagna senza esclusioni e discriminazioni, le mutilazioni sui bambini sono una cosa barbara punto. Togliamo la parola "femminile" e sostituiamola con "sui bambini".

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