martedì 24 novembre 2009

Italiani sempre più indebitati e le tredicesime scompaiono per le tasse.

Sarà un Natale durissimo, dopo l’onda lunga di sub-prime; le convulsioni finanziarie derivanti dallo scoppio della bolla dei derivati; il fallimento di oltre 100 banche ed il salvataggio di altre; di gravissimi disagi sociali derivanti dalla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e di fabbriche chiuse od occupate; dei rincari speculativi di beni alimentari del prezzo dei carburanti, ricorso allegro agli stessi prodotti tossici di banche di affari per elargire consistenti bonus e prebende ad avidi banchieri in assenza di nuove regole e di annunciati legal standard contro le speculazioni

Mò vene Natale, nun tengo denare, me leggio o giurnale e me vado 'a cucca'», cantava l’indimenticabile Renato Carosone. Mai ritornello pare più appropriato ad un momento economico come quello che le famiglie italiane stanno vivendo in questi mesi. Con l’ottimismo della classe politica e la realtà degli italiani, anche quest’anno le tredicesime spariranno per le tasse e i debiti contratti e se proprio il portafoglio lo consente e rimangono soldi per i regali a gioire saranno i più piccoli per fortuna.

Secondo uno studio di Adusbef e Federconsumatori, le tredicesime, che ammontano quest’anno a 35,2 miliardi di euro (+ 0,9 miliardi,con un incremento del 2,6% rispetto al 2008), sono così ripartite: 10,2 miliardi ai pensionati; 9,10 miliardi ai lavoratori pubblici; 15,90 ai dipendenti privati (agricoltura,industria e terziario). Ma dopo un anno durissimo di rincari ed aumenti speculativi che hanno falcidiato i redditi delle famiglie costrette ad indebitarsi per sopravvivere,con una perdita ulteriore del potere di acquisto, resterà poco per festeggiare.

Tredicesima più che falcidiata quindi sotto l’albero di Natale, per far fronte ad aumenti infiniti iniziati a gennaio 2009 con le tariffe autostradali, benzina, bolli, tasse, tarsu, tariffe aeroportuali allegramente concessi dal Governo ai soliti capitani coraggiosi per finanziare investimenti pubblici a spese della collettività che daranno profitti privati, ed altri ordinari balzelli. A fine anno, oltre alla busta paga più pesante, arrivano infatti anche le consuete scadenze fiscali, quali tasse, bolli, rate e canoni, che durante il mese di dicembre i contribuenti sono chiamati a versare. Con il risultato di ridurre del 75,7 per cento l’attesa gratifica natalizia. Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, dei 35,2 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest’anno, soltanto il 24,3 per cento, ossia 8,9 miliardi di euro, per la prima volta meno di un quarto del monte tredicesime, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati.

Il 53,4 % del totale (18,3 mld di euro) verrà infatti speso per pagare tasse, imposte, bolli, mutui e assicurazioni. Nel consueto appuntamento che fa i conti (da 18 anni) nelle tasche degli italiani, Adusbef prevede un Natale durissimo sul fronte dei consumi,destinati a calare del 7,9% perché almeno 3 famiglie su quattro taglieranno le spese per l’incerta situazione economica.
A “bruciare” un’ ampia fetta delle tredicesime saranno bollette, ratei e prestiti per un valore di 9,8 miliardi (ben il 28,4% del monte totale). La RC Auto, le cui promesse riduzioni tariffarie dell’Ania, a fronte di una riduzione dei sinistri, è rimasta lettera morta, mangerà 4,9 miliardi di euro, il 14% delle tredicesime, mentre 6,1 miliardi di euro, serviranno per pagare rate dei mutui più leggeri a causa dei tassi di interesse più contenuti.
Il salasso non è però ancora finito qui: 3,8 miliardi di euro (11,00%) se ne andranno per pagare le tasse di auto e moto,mentre 1,7 miliardi (4,6 %) spariranno per il canone Rai.

La tredicesima per la maggior parte delle famiglie è già stata pesantemente ipotecata non solo per pagare tasse, ratei e bollette delle utenze domestiche (Enel,Telecom,Gas,ecc.), ma un ulteriore 28,4 per cento, pari a 9,8 miliardi di euro (800 milioni in più del 2008), servirà per pagare i prestiti contratti con banche, finanziarie, parenti, amici e/o conoscenti per sopravvivere,dato che stipendi, salari e pensioni non bastano più per far quadrare i bilanci famigliari.
Per scopi più piacevoli restano 8,9 miliardi di euro, il 24,3 % del monte tredicesime, che potranno essere utilizzati per cenone, regali (spesso ai più piccoli),qualche viaggio, qualcosa da mettere da parte per future esigenze: una miseria, che non servirà a rilanciare i consumi, né ad alleviare le preoccupazioni di famiglie sempre più impoverite da rincari speculativi che si profilano anche nei servizi idrici liberalizzati e da un futuro sempre più incerto.

L'allarme indebitamento di Bankitalia non riguarda solo il bilancio statale, ma anche l'economia domestica. La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all'indebitamento, è quasi raddoppiata in dieci anni. "Nell'ultimo decennio - scrive Bankitalia - i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato, superando il 30% del Pil nel primo trimestre 2009 (erano il 18% nel 1996)".

Le attività delle famiglie sono diminuite dai 3.764,632 miliardi del secondo trimestre 2007 ai 3.500,542 dello stesso periodo del 2008, con un decremento di 264 miliardi e del 7,02 per cento. In particolare, il valore di azioni, partecipazioni e fondi comuni è passato dai 1.394,965 miliardi del 2° trimestre 2007 ai 1.005,455 dello stesso periodo del 2008, con un decremento del 28 per cento. Le passività delle famiglie italiane ammontavano nello stesso trimestre 2008 a 622,910.
L’aumento è del 3,37 per cento. Parallelamente, nel 2008 il risparmio finanziario delle famiglie è diminuito rispetto all’anno precedente del 23,7 per cento.

Adusbef e Federconsumatori stigmatizzano le politiche economiche del Governo che, oltre al vero e proprio flop della “social card” (umiliante tessera di povertà da 40 euro mensili originariamente propagandata per dare sollievo ad 1,3 milioni di famiglie ed utilizzata neppure da 450.000) che non ha prodotto alcun provvedimento tangibile di politica economica e neppure un urgente decreto “salva famiglie”, tornano a chiedere un bonus fiscale di 1.500 euro per quei redditi sotto i 25.000 euro.
Data la crisi profonda dei consumi legata sia ai riflessi ancora lunghi di derivati, avidità e rinnovate speculazioni dei banchieri, sub-prime, restrizione del credito che alle minori disponibilità finanziarie di nuclei familiari costretti ad indebitarsi anche per acquistare beni essenziali come pane e pasta e perfino i libri a rate, per mandare i figli a scuola.

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