mercoledì 4 novembre 2009

Influenza suina A/H1N1: terrore mediatico per l’occidente, morte per i popoli indigeni.




Il governo italiano, come i governi del resto del mondo, ha approvvigionato il vaccino della suina senza badare a spese: bisogna salvare le vite umane dei paesi ricchi.
Mentre invece, molte comunità yanomami non hanno accesso all’assistenza medica e il loro territorio, montuoso e ricoperte di dense foreste, rende molto difficile l’intervento sanitario urgente.

Il Professor Michael Gracey, Curtin University, Australia “Temo che questa malattia farà molti morti tra i popoli indigeni. Il motivo di fondo è che sono più esposti alle infezioni perché hanno basse difese immunitarie, spesso sono denutriti e soffrono di malattie preesistenti”.

I governi, con la complicità dei media, sono riusciti a diffondere la paura della pandemia suina e non vi nascondo che, mentre scrivo, provo questo senso di preoccupazione, ma non per la suina, bensì per la nostra qualità della vita che, piano piano ci stanno distruggendo. In qualsiasi negozio, mercato, non si parla di altro: la suina. Sui mezzi pubblici, sempre affollati, se un passeggero prova a soffiarsi il naso si ritrova solo con l’autista, gli altri passeggeri spariscono.

Gli allarmismi, producono, come sempre, queste reazioni normali dell’essere umano che, tutti i giorni, ascolta o legge informazioni riguardanti decessi causati della pandemia. Poi è inutile ribadire che la persona deceduta era affetta da patologie gravi e l’influenza ha accentuato il suo stato clinico, questo modo di fare informazione forse non fa ascolti, la sventura non viene spettacolarizzata.

Le aziende farmaceutiche vendono i vaccini che nel febbraio 2009 erano stati ritirati dal commercio dall’ “ente governativo di controllo su alimenti e farmaci” (FDA) e la sventura perseguita l’uomo al punto che ad aprile 2009, come per incanto ci sono i primi casi di AH1N1.

I media cercano di informarci e, per tutta l’estate, ci bombardano con la suina. Il governo italiano, come il resto del mondo, ha iniziato ad approvvigionare il vaccino della suina senza badare a spese: bisogna salvare le vite umane dei paesi ricchi. Ma gli abitanti dei paesi evoluti e in via di sviluppo come il bel paese, nonostante i bombardamenti mediatici, iniziano a prendere coscienza, e indugiano prima di vaccinarsi. Per questo dobbiamo ringraziare gli operatori sanitari e, in modo particolare, quell’80% di medici che non si sono vaccinati contro la pandemia. Un motivo che giustifichi questa scelta ci dovrà pur essere: forse perché il vaccino non è testato, o forse perché i medici prescrivono farmaci e non li assumono per paura, o perché cresce in loro la consapevolezza che la ricerca scientifica viene manipolata per fini politici?

Ed ecco allora sempre per gli abitanti dei paesi evoluti e in via di sviluppo un decalogo approntato dal comune di Roma per prevenire l’influenza pandemica .

Ma chi si occupa degli essere umani dei popoli tribali e dei paesi poveri ?

Survival, l’unica organizzazione mondiale che sostiene i popoli tribali di ogni continente attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica, ci informa che:
negli ultimi quindici giorni, sette Indiani Yanomami sono morti in Venezuela per il diffondersi di una sospetta epidemia di influenza H1N1. Circola voce che gli Yanomami che hanno contratto il virus siano mille.

Il governo del Venezuela ha isolato l’area e inviato equipe mediche d’emergenza ad assistere gli Yanomami. L’ufficio regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato la presenza dell’influenza suina e sono in molti a temere che l’epidemia possa diffondersi rapidamente in tutto il territorio e uccidere molti altri Indiani.

Gli Yanomami sono la più grande tribù amazzonica a vivere ancora in relativo isolamento. Contano complessivamente circa 32.000 individui e abitano lungo i confini tra il Venezuela e il Brasile. A causa del loro isolamento, gli Yanomami hanno poche difese immunitarie verso le malattie esterne, come l’influenza.

Tra gli Anni Ottanta e Novanta, quando i cercatori d’oro invasero la loro terra, un quinto degli Yanomami brasiliani morì per le malattie introdotte dai minatori, tra cui influenza e malaria. Il loro futuro fu assicurato solo a seguito di una grande campagna internazionale condotta dagli Yanomami stessi, da Survival International e dalla Commissione Pro Yanomami.

L’assistenza sanitaria è già estremamente precaria su entrambi i versanti del confine. Molte comunità yanomami non hanno accesso all’assistenza medica e il loro territorio, montuoso e ricoperte di dense foreste, rende molto difficile l’intervento sanitario urgente.

L’area yanomami, che si trova tra il Brasile settentrionale e il Venezuela meridionale, è il territorio indigeno di foresta tropicale più esteso del mondo.


“La situazione è critica” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival International. “Entrambi i governi devono agire immediatamente per fermare l’epidemia e migliorare radicalmente l’assistenza medica. Se non lo faranno, potremmo ancora una volta vedere centinaia di Yanomami morire di malattie curabili. Per questa tribù isolata, che si è appena ripresa numericamente dall’epidemia che l’aveva decimata 20 anni fa, potrebbe essere una vera catastrofe.”




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