giovedì 12 novembre 2009

Fate quello che prete dice, non quello che prete fa.

Non me ne vogliano coloro che sono di idee religiose diverse dalle mie, ma con questo articolo non voglio strumentalizzare o attaccare la chiesa, anche se ci sono colpe attribuibili ai vertici ecclesiastici che non prendono provvedimenti drastici nei confronti di coloro che dietro la comprensione commettono tali crimini, ma denunciare coloro che se ne approfittano delle persone che, invece di ricevere un aiuto, vengono molestate proprio da quelli che dovrebbero salvare le “anime perdute”.

Qualche tempo fa quando in Italia l’alfabetismo era elevatissimo, nel bel paese, le persone a cui i contadini si rivolgevano o per un consiglio o per scrivere o leggere una lettera, erano le persone colte del paese e queste si contavano sulle dita di una mano, tra questi istruiti, trovavamo il Sindaco, il Farmacista, i Carabinieri e i Preti.

I preti dovevano redimere i contadini peccatori e soggiogarli come meglio credevano, ma a loro volta, i preti erano liberi di agire come meglio credevano: avevano l’amante, si ubriacavano ecc., ma dal pulpito, per salvare le pecorelle smarrite, non facevano altro che ripetere fate quello che prete dice non quello che prete fa, e tutte le persone timorate di Dio e intimoriti dal prete obbedivano senza porsi domande. A quei tempi, come accade anche oggi, era più importante pensare a lavorare che fermarsi a riflettere sulle parole che ripeteva come una litania il prete.

Possiamo pensare che dopo tanti anni con l’evoluzione e la cultura, anche scadente, queste cose non mancano, crediamo che alcuni preti non continuano a ripetere la stessa filastrocca, ma invece ci sbagliamo e prima di parlare delle denuncie trasmesse dalle Iene e inascoltate dai media nazionali, vi voglio raccontare cosa accadeva circa 40 anni fa ad un mio compagno di catechismo che era obbligato dai genitori a frequentare la chiesa e l’oratorio. Quando il sabato sera il parroco ci confessava, vedevo questo ragazzo che sembrava andasse al patibolo e un giorno, preso dalla curiosità, gli chiesi come mai quando doveva entrare nel confessionale aveva tanta paura e lui diventò rosso e non mi rispose.

Feci passare qualche giorno e un venerdì lo convinsi a marinare il catechismo per andare a giocare a pallone e mentre andavamo a giocare gli chiesi di nuovo perché era così impaurito quando entrava nel confessionale, prima di rispondere tentenno un po’ e poi, come un fiume in piena, mi raccontò che il parroco, stimato e creduto da tutti i parrocchiani un benefattore, un altruista (al punto tale che viene commemorato ancora dopo la sua morte), gli infilava la mano sotto il maglione e lo accarezzava.

Schifato del racconto gli suggerii di dire al porco del prete che per essere confessato non aveva bisogno di essere importunato, il mio compagno mi guardò interdetto e mi disse che se gli avesse detto ciò, lui avrebbe detto ai suoi genitori che era uno screanzato.

A quel punto gli proposi allora di parlare con la madre e lui sempre più interdetto e impaurito mi rispose :”ho provato a dirlo a mia madre, sai cosa mi ha risposto? Mia madre mi ha detto che sono un bugiardo e che il parroco è una persona onesta ed io lo voglio screditare. Mi ha detto che sono un peccatore e non devo frequentare le brutte compagnie.

Con il racconto del mio compagno di catechismo ho avuto la prova di quello che pensavo e cioè che le insidie peggiori vengono proprio dagli oratori delle chiese. I ragazzi che frequentano l’oratorio sono disarmati e sprovveduti, meglio la strada che ti rende diffidente e guardingo! e se da bambino diffidavo dei preti, questa diffidenza e ostilità è aumentata con il passare degli anni, perché oggi se una persona anche colta ha un problema, si rivolge al prete per avere conforto ed essere rassicurato, ma ci sono preti che approfittano della debolezza e dello sconforto per approfittare delle persone che si rivolgo a loro.

Questa denuncia è stata lanciata dalla trasmissione “le iene” e con grande amarezza ho notato che nessuno dei media ha riportato la notizia e pensare che si parla tanto di laicità dello stato ma sono tutti succubi del Vaticano che di scheletri negli archivi vaticani ne ha veramente tanti, uno per tutti la cristianizzazione dei nativi canadesi. Ma torniamo agli abusi e soprusi che si trovano a patire coloro che si rivolgono al prete o frate (non fa differenza se si incappa con i porci).

Ecco quello che accade in un paese in via di sviluppo: nella trasmissione del 13 ottobre 2009 un ragazzo che si era rivolto ad un frate ecco cosa si è trovato a patire, nelle trasmissioni video del 20 e 27 ottobre l’inchiesta continua e giunge all’epilogo.

Ma il 10 novembre 2009, sempre in un paese del sud, un prete con un grande crocifisso al collo va oltre con le ragazze che chiedono aiuto al prete porco.

Sono convinto inoltre che il crocifisso se ne avesse la passibilità scapperebbe da questo paese di ipocriti, di egoisti e falsi alle dipendenze del potere clericale.

Non me ne vogliano coloro che sono di idee religiose diverse dalle mie, ma con questo articolo non voglio strumentalizzare o attaccare la chiesa, anche se ci sono colpe attribuibili ai vertici ecclesiastici che non prendono provvedimenti drastici nei confronti di coloro che dietro la comprensione commettono tali crimini, ma denunciare coloro che se ne approfittano delle persone che, invece di ricevere un aiuto, vengono molestate proprio da quelli che dovrebbero salvare le “anime perdute”.

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