lunedì 12 ottobre 2009

Raccomandazioni. Per la Cassazione possono costituire concussione

Fare pressione presso qualcuno, magari sfruttando la propria autorevolezza, per indurre all’assunzione di persone segnalate può costituire concussione. Lo mette in risalto la sesta sezione penale della Cassazione con la sentenza 38617/2009.

Ad accendere la luce rossa contro la pratica di fare pressione presso qualcuno, magari sfruttando la propria autorevolezza, per indurre all'assunzione di persone segnalate può costituire concussione. Per i giudici della sesta sezione penale della Cassazione sentenza 38617 “ciò che è necessario per la configurabilità del reato di concussione è che il comportamento abusivo abbia idoneità intimidatoria tale da determinare nel soggetto passivo uno stato di soggezione”.

Questi sono i motivi per cui la Suprema Corte ha annullato l'assoluzione nei confronti di un presidente del Consiglio comunale di Afragola, che fra 1998 e 99, ''aveva esercitato ripetute pressioni sui responsabili di un ipermercato di prossima apertura perché procedessero all’assunzione di 250 persone nominativamente segnalate, prospettando implicitamente, in caso contrario, la frapposizione di ostacoli all'avvio operativo della struttura commerciale''.

L'allora presidente del Consiglio comunale campano era stato condannato dal Tribunale di Napoli, nel dicembre 2004, a due anni di reclusione, pena condizionalmente sospesa, per tentativo continuato di concussione. Assolto invece dalla Corte d'Appello di Napoli, nel gennaio 2007 sulla base del fatto che il politico locale “nell’esercitare pressioni sui vertici della società commerciale per tentare di imporre l'assunzione di propri raccomandati si avvalse della sua autorevolezza politica e non della carica pubblica rivestita alla quale era estraneo qualsiasi potere idoneo ad essere strumentalizzato per creare ostacoli all'avvio dell'ipermercato”.

Il Palazzaccio ha accolto il ricorso della Procura ritenendo che l'assoluzione accordata al amministratore in appello deriva da una ''conclusione meramente assertiva che non fa buon governo della legge penale''.

Infatti, osservano i Supremi giudici, “non può essere sottovalutata la circostanza, regolarmente contestata, che l'imputato si avvalse certamente nell'imporre l'assunzione di propri protetti ai responsabili della società commerciale, del ruolo ricoperto in seno al Comune che era l’Ente competente a interloquire con la società e ad autorizzare l'apertura dell'ipermercato”.

In sostanza, i Supremi giudici ribadiscono che “per la configurabilità del reato di concussione è necessario che il comportamento abusivo abbia idoneità intimidatoria tale da determinare nel soggetto passivo uno stato di soggezione”'.

Da qui la disposizione di un nuovo giudizio presso la Corte d'Appello di Napoli.

Una sentenza, dunque, importante non tanto per aver messo in luce fenomeni conosciuti e diffusi nel Bel Paese, ma per averli perseguiti e, una volta tanto, puniti.

Lo scambio dei voti con la promessa di un posto di lavoro rappresenta, infatti, il modo di fare campagna elettorale di gran parte dei nostri politici.

Questo sistema di agire è la prima causa dell’assenza della meritocrazia, problema che affligge l’Italia e che impedisce a molti meritevoli di emergere.

La realtà che viene fuori da questa sentenza è esattamente quello che accade su larga scala nel Bel Paese, un sistema malato dove trovano campo fertile le associazioni mafiose. Se non si sconfigge questa mentalità, difficilmente potrà cambiare l’Italia. I primi giorni del mese di ottobre, dunque, la Giustizia tanto criticata dalla Classe politica, ha ristabilito la legalità.

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